«L’esclusione di Latina dai finanziamenti ministeriali per interventi sul patrimonio culturale è una
notizia che non avremmo voluto leggere. Tuttavia non sorprende. C’è poco da aspettarsi dopo la
brutta figura rimediata con la candidatura a Capitale della Cultura 2026, in una città priva di
assessorato al ramo e in cui gli unici segnali di fermento culturale arrivano da privati, associazioni e
cittadini». Così il capogruppo del M5S, Maria Grazia Ciolfi, commenta l’assenza di Latina dai territoribeneficiari della riprogrammazione delle risorse finanziarie operata dal Ministero della Cultura nell’ambito del Piano strategico “Grandi Progetti Beni Culturali”.
«Un’assenza pesante per la nostra città, – continua Ciolfi – che stenta a ritagliarsi un ruolo sul piano
culturale sebbene vanti un patrimonio di grande valore in termini storici, artistici e paesaggistici. Un patrimonio che non si riesce a valorizzare, a dispetto della decantata filiera di governo che
evidentemente ancora non produce gli effetti desiderati».
Sono 73 gli interventi finanziati dal Ministero della Cultura nell’ambito del Piano, nessuno riguarda il capoluogo pontino. «Anche Rieti e Viterbo fanno meglio di noi – sottolinea la consigliera – portando a casa 10 milioni di euro per la valorizzazione del proprio patrimonio. Per Latina non c’è nulla, ma non possiamo pretendere considerazione laddove manca un assessorato precipuo e la delega è rimessa nelle mani della Sindaca. Dall’organigramma della nuova macrostruttura dell’ente, inoltre, si evince chiaramente come la cultura sia stata declassata a servizio privo di dirigenza dedicata, mentre dovrebbe essere elevata a dipartimento data l’importanza strategica che rappresenta per la città. Di fatto è stata ridimensionata e ridotta a mero ufficio, dove i funzionari in servizio fanno ciò che possono. È chiaro che chi governa la città non ritiene la cultura un tema fondamentale su cui investire né una leva strategica da cui derivano importanti opportunità di sviluppo e crescita. Eppure è proprio dalla cultura che si dovrebbe partire, non solo per stimolare il senso di appartenenza verso il territorio, ma anche per rendere tale peculiarità un volano per la città capoluogo e per la provincia».
«Come su tutto, anche sul fronte culturale si naviga a vista: il principale teatro della città è ancora
sprovvisto di un direttore artistico, il Cafaro è chiuso da quasi 9 anni e il progetto di risanamento
attende ancora l’approvazione della Regione, l’ex Garage Ruspi e l’ex Banca d’Italia sono vuoti di
contenuti e privi di destinazione. Quelle poche iniziative culturali sono appannaggio di associazioni
e privati: è un bene che ci siano, ma sono completamente abbandonati a loro stessi perché manca
anche un coordinamento delle proposte che arrivano dal basso. Non c’è da stupirsi se Latina, già
fuori dalle rotte del turismo, resta fuori anche dai radar ministeriali. Questa amministrazione –
conclude Ciolfi – sembra eccellere in un’unica disciplina: la collezione di pessime figure».
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