Il Comune di Latina è stato citato in giudizio dalla Ipogeo, la società che gestisce il cimitero comunale, per una cifra esorbitante: quasi 14 milioni di euro. Si tratterebbe, secondo il gestore privato, di spese e costi sostenuti negli anni di cui avrebbe invece dovuto farsi carico l’Ente. Il Comune dovrà presentarsi in aula, per rispondere davanti al giudice delle proprie presunte inadempienze, il 13 aprile 2015.
L’elenco dei costi, che ha portato ad un totale di 13.798.244,61 euro (oltre ad un’ordinanza di ingiunzione di pagamento provvisoriamente esecutiva di €1.830.591), è impressionante. Emergono immediatamente gli oneri conseguenti alla mancata approvazione del progetto definitivo, ovvero i permessi che il Comune non rilascia affinché il progetto venga completato, con nuove sepolture ed un nuovo braccio che completa la terza fase del project financing. Solo questa voce è da 2 milioni e mezzo.
Poi c’è una parte che riguarda le fatture scadute non pagate, in cui sono comprese le operazioni cimiteriali a carico dell’ente (sepolture provvisorie) per circa 90mila euro, ed il canone di mantenimento relativo alla terza, quarta e quinta annualità che ammonta a € 1.605.000. Il commissario prefettizio Guido Nardone aveva stabilito che il Comune dovesse anticipare alla società le somme del canone di mantenimento fino all’individuazione degli eredi delle salme che occupano i loculi della parte vecchia, per poter fatturare loro questo costo. Quindi la concessionaria avrebbe dovuto rimborsare il Comune le somme dell’anticipo. Sembra invece che la Ipogeo consideri queste somme, anziché un anticipo come dovrebbe, la copertura di un costo che non riesce a coprire secondo le modalità stabilite dalla convenzione (rintracciando gli eredi di chi occupa le sepolture). In merito alla sesta annualità del canone di mantenimento della parte vecchia, invece, la Ipogeo sostiene di essere stata impossibilitata dalla delibera commissariale a spedire i bollettini.
È stata conteggiata, poi una serie di costi a causa, secondo la Ipogeo, del mancato rispetto delle disposizioni contrattuali: le attività di supporto al servizio obitoriale, che non erano annoverate nella convenzione, ma che di fatto sono state sostenute dalla società (€ 88.000); le luci votive: si parla di copertura del costo per mancato introito. Un altro costo sarebbero stati i maggiori oneri sostenuti per diversi orari di apertura rispetto a quelli previsti in convenzione (€ 600.000). Quattromila euro sono invece richiesti quale costo che la concessionaria avrebbe sostenuto per l’accatastamento dei loculi prima del 2009. E ancora: il mancato introito a seguito dell’impossibilità dei rinnovi delle concessioni (€8.356.000).
La somma di tutte le spese ammonta a 13.665.771,16. Poi ci sono gli interessi, che ammontano a €132.000, per un totale di €13.798.244,61. Con questo si rischia siamo in default. Probabilmente il giudice non accorderà il totale di quanto richiesto dalla Ipogeo, ma si mette in atto un contenzioso che porterà certamente il Comune a prendere delle decisioni che finora non ha mai avuto il coraggio di prendere. La questione non è mai stata portata nelle commissioni preposte, Bilancio e Sanità. Ora l’Ente sarà costretto a definire un regolamento cimiteriale perché fino ad oggi la società intende il proprio regolamento come l’unico regolamento cimiteriale, mentre il Comune di Latina ha elaborato un proprio regolamento dei servizi cimiteriali all’interno nel quale, ovviamente, sono inseriti articoli che colmano quel vuoto normativo che ha generato la citazione in giudizio, ma che però non sono stati assolutamente oggetto di discussione né nelle commissioni né in consiglio. Ed ancora una volta si bypassano gli organi rappresentativi per eccellenza.
Esiste un’ipotesi di transazione bonaria pervenuta agli uffici comunali già nel maggio del 2014, ma mai discussa, né mai portata all’attenzione delle commissioni. È il perfetto esempio di come far lievitare oneri a carico di società o di persone che hanno rapporti economici con il nostro Comune: rimandare, non decidere, è il modo per accumulare pesanti ipoteche per il futuro, per procrastinare decisioni che aumenteranno il proprio peso con il tempo che passa, il proprio carico oneroso nei confronti della collettività. La colpa è di chi in questi ultimi anni, non ha deciso. I responsabili hanno nome e cognome: il sindaco, due assessori, diversi dirigenti, un responsabile unico del procedimento, i presidenti di commissione, una maggioranza che ha preferito non discutere, non convocare commissioni con punti all’ordine del giorno da noi ripetutamente richiesti.
I consiglieri comunali del Partito Democratico
Marco Fioravante
Nicoletta Zuliani