“In provincia di Latina la piaga del caporalato e dei ghetti è quasi inesistente perché in quest’area i lavoratori sono tutti residenti e vanno al lavoro con mezzi propri, molti in bicicletta. Il vero problema è che si è formato un ‘cartello’ di aziende organizzate nel non rispettare i contratti, nello sfruttare e nello svilire in modo indegno il lavoro delle persone, sia stranieri che italiani“. Così, in una nota, il segretario nazionale Uila Giorgio Carra (che è anche segretario Uila di Latina) “sulla situazione che lo ha portato oggi a scrivere un esposto indirizzato all’ispettorato del lavoro, all’Inps e all’agenzia delle entrate della provincia pontina, grande e molto remunerativa zona produttiva agricola che da lavoro a circa 20.000 operai (regolarmente registrati), di cui 1/3 italiani, 1/3 rumeni e 1/3 indiani“.
“In questa area – spiega Carra nel suo esposto – i datori di lavoro godono degli sgravi contributivi riconosciuti alle aree svantaggiate e il contratto provinciale prevede una retribuzione giornaliera lorda di 55 euro per 6,5 ore di lavoro. Nella realtà, gran parte delle aziende agricole paga i lavoratori, sia italiani che stranieri, 30 euro al giorno per almeno 10 ore di lavoro, senza regolarizzare le giornate e non garantendo le coperture assistenziali e retributive previste dal contratto. Ancora più odiosa, la mancata corresponsione del cosiddetto ‘bonus Renzi’ di 80 euro/mese, che risulta formalmente erogato ma che viene indebitamente trattenuto dal datore di lavoro”. “Si tratta di una situazione inaccettabile – conclude Carra – rispetto alla quale sta crescendo il malessere dei lavoratori e la loro volontà di reagire; una situazione che peggiora di giorno in giorno, anche per la protervia di queste aziende che, sentendosi impunite, possono ricattare i lavoratori attraverso la minaccia del posto di lavoro. Per questo invitiamo gli organi preposti ad assumere iniziative urgenti di controllo, repressione e dissuasione sulle aziende irregolari al fine di ristabilire la legalità e il rispetto della dignità delle persone e, allo stesso tempo, tutelare le aziende corrette che applicano i contratti e che sono vittime di questa autentica concorrenza sleale“.