Devo confessare di esser rimasto sgomento quando ho visto sulla rete il video dei ragazzi che inneggiavano al clan Travali.
Il video apparso su Youtube e successivamente rimosso aveva come sfondo i cosiddetti “palazzoni”, vale a dire il complesso di edilizia popolare in zona Q4. Purtroppo laddove c’è il vuoto, anche urbanistico e residenziale, qualcuno è sempre pronto a colmarlo. Se non avessimo dotato quei territori di punti luce, opere di urbanizzazione, scuole, centri commerciali, uffici postali ed altri servizi, quella porzione della nostra città sarebbe diventata terreno fertile per la criminalità.
Credo di conoscere questa città come pochi altri. Posso testimoniare che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini e delle nostre concittadine, siano essi imprenditori, professionisti, funzionari pubblici o studenti , siano animati da valori costituenti il nucleo fondativo della nostra Storia comune: l’operosità, la solidarietà, rispetto delle istituzioni.
Naturalmente, però, le energie civiche hanno bisogno di una Politica forte che sappia indirizzarle, valorizzarle. Vedendo questi ragazzi adolescenti cantare una canzone intimidatoria e con slogan minatori del tipo: “Se sei in zona mia facevo bang bang”, oppure “ Zio esce in fretta, l’ho scritto sui muri”, mi viene in mente quanta energia e quante risorse dobbiamo ancora investire sul tema della scuola e sull’educazione civica.
Non credo in ogni caso sia moralmente accettabile usare queste vicende per alimentare sterili polemiche politiche. Questi episodi sono responsabilità diretta di chi oggi governa la città? In tutta franchezza, non lo penso. Di più, ritengo sia giunto il momento di dismettere una narrazione manichea che divide il mondo in buoni e cattivi, in amici e nemici da abbattere. La crisi sociale che episodi come questo portano alla luce, unitamente all’emergenza sanitaria di cui siamo vittime come tutto il Paese, imporrebbero alla classe politica di deporre le armi della contrapposizione e di inaugurare un clima di unità vera. Una unità (ri) costituente la nostra comunità umana e civica e che programmi lo sviluppo futuro di una città da troppo tempo immobile ed annichilita.
Vorrei ricordare, dunque, che il Sindaco della città capoluogo presiede la Conferenza dei Sindaci. Egli ha il dovere di svolgere un’attività di coordinamento e di “leadership” degli altri trentadue primi cittadini della nostra Provincia. In materia sanitaria e di organizzazione anche logistica di tutto il tema connesso alla prossima distribuzione e somministrazione dei vaccini , ad esempio, in raccordo con la Protezione Civile e con il Governo nazionale.
In merito agli episodi di criminalità, micro o macro che siano, sarebbe opportuno quindi che il Sindaco di quella che io amavo definire la “Capitale” della Provincia pontina, chiedesse la convocazione immediata del Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, oltre che di un Consiglio Comunale straordinario per coinvolgere nel lotta all’illegalità tutte le forze politiche e le energie della città.
Nessuno si salva da solo da sfide dirimenti per il nostro futuro, siano esse sanitarie o di ordine pubblico. Le istituzioni, tutte insieme, hanno il dovere di collaborare per tutelare la stragrande maggioranza dei nostri concittadini onesti e perbene.
Insopportabile, poi, che si contribuisca ad una narrazione distorta e falsata della nostra città. Immettendo fatti diversi e responsabilità opposte nello stesso calderone. Semplificando, banalizzando, dunque facendo bassa propaganda.
Ad esempio quando si parla, a sproposito, di “ventennio della destra”. Se c’è un fatto certo, incontrovertibile perché ammesso dagli stessi collaboratori di giustizia e da autorevoli cronisti di cronaca giudiziaria, è che fino a quando Latina ha avuto una guida politica salda ed autorevole tutto si è svolto nel rispetto più assoluto della legalità. Quel che è avvenuto in seguito è oggetto delle cronache e degli atti giudiziari.
Il futuro ci vedrà affrontare sfide complesse e difficili. C’è bisogno di più Politica, organizzata in partiti che dialoghino con i corpi intermedi e la società.
Come dimostrano le vicende nazionali e l’avvento del Governo Draghi, l’Italia non può permettersi più improvvisazione ed avventurismo.
Neanche Latina.
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