L’impatto negativo è però anche sulla sicurezza alimentare. Nell’ultimo anno – denuncia la Coldiretti – hanno addirittura superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte pari al 10% dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall’Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità.
Dall’inizio della crisi nel 2007 ad oggi le importazioni di prodotti lattiero-caseari dall’estero sono aumentate in valore del 23%, secondo un’analisi di Coldiretti relativa ai dati del commercio estero nei primi dieci mesi del 2014. Oggi anche a causa delle importazioni di minor qualità l’Italia – sottolinea la Coldiretti – importa il 40% del latte e dei formaggi che consuma.
“Difendere il latte italiano – sottolinea la Coldiretti – significa difendere un sistema che garantisce 180mila posti di lavoro, ma anche una ricchezza economica di 28 miliardi di euro pari al 10 per cento dell’agroalimentare italiano. La chiusura di una stalla non significa pero’ solo perdita di lavoro e di reddito, ma anche un danno con il 53% degli allevamenti italiani che si trova in zone montane e svantaggiate e svolge un ruolo insostituibile di presidio del territorio dove la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali“.