Circa un anno fa le attiviste di Femen avevano ‘colpito’ a Mosca, al seggio dove Vladimir Putin aveva appena votato. In tre si erano spacciate per giornaliste e dopo essersi semi denudate, in topless, hanno cominciato a gridare slogan contro il leader russo Oggi hanno ripetuto l'”attacco“, ma questa volta puntando il dito contro l’amico di Putin e così, sempre in tre, sempre mischiate tra i giornalisti, non appena Silvio Berlusconi è arrivato nell’atrio della scuola di Via Scrosati a Milano per votare, hanno abbassato la cerniere dell’eskimo che indossavano e, a seno nudo, hanno cominciato a urlare “Basta Berlusconi“.
Un gesto questo, rivendicato anche su Facebook, e che fa parte della lunga catena di contestazioni messe in atto dalle donne del gruppo Femen, fondato in Ucraina nel 2008 da Anna Hutsol, e diventato noto in tutto il mondo per la forma di protesta a seno nudo, efficace a livello mediatico, contro varie discriminazioni sociali, il turismo sessuale e sessismo. Il movimento è nato con l’obiettivo di tutelare le donne in Ucraina, paese di cui vogliono modificare l’immagine all’estero. Ma le contestazioni di Femen, che si avvale di un ‘esercito’ di studentesse universitarie, hanno spesso varcato i confini: dalle proteste contro il dilagare della prostituzione e del turismo sessuale in Ucraina del 2009, sono passate alle manifestazioni in Piazza San Pietro a favore dei diritti delle donne, a Mosca contro i presunti brogli elettorali nel 2011. L’anno scorso sono andate in scena a Davos, in Svizzera, contro esponenti politici presenti al meeting del Forum economico mondiale, a Milano, contro il mondo della moda (il 24 febbraio 2012), ancora a Mosca contro il capo del governo russo Putin (4 marzo 2012), a Istanbul contro le violenze sulle donne e sulla Tour Eiffel a Parigi contro la situazione delle donne nell’Islam. Da ultimo il 13 gennaio scorso a Città del Vaticano in occasione dell’Angelus, hanno manifestato in favore dei diritti dei gay e il 26 gennaio all’entrata del Centro Congressi di Davos (Svizzera), in occasione del World Economic Forum. Oggi in tarda mattinata il loro bersaglio è stato il leader del Pdl persona, come si legge nella loro rivendicazione su Facebook, da non votare in quanto “dovrebbe essere in prigione“.