Indagine “Free Beach” a Terracina: nel contesto degli approfondimenti investigativi, i tentativi e le lamentele di Procaccini con Guardia Costiera e Procura di Latina
Nelle pieghe dell’inchiesta di Carabinieri e Guardia Costiera di Terracina, coordinati dalla Procura di Latina, emerge il ruolo di imprenditori spregiudicati che si avvicinano a organi politici e amministrativi per fare i loro interessi, soprattutto in ambito demaniale e balneare. È questo il giudizio che il Giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota dà di alcuni personaggi coinvolti nell’inchiesta.
Alfredo Smaltini, romano, amministratore della Marina Yachting srl, destinatario dell’interdizione dai pubblici uffici, avrebbe ottenuto la sua concessione demaniale marittima tramite le relazioni amicali con il Presidente del Consiglio Comunale Gianni Percoco e il funzionario Corrado Costantino (entrambi sottoposti agli arresti domiciliari). Secondo gli inquirenti, le azioni dell’imprenditore non sono isolate ma scaturiscono da decenni di attività dove ha saputo intessere relazioni e contatti col Comune.
Non va meglio, per come li descrive il Gip, al tecnico Giuseppe Zappone (a processo per la vicenda Pro Infantia) e all’imprenditore della White srl (la società che gestiva il Whitebeach a Terracina) Raffaele Graziani. Entrambi destinatari dell’interdizione e del divieto di dimora a Terracina, in merito alla vicenda del Whitebeach, peraltro molto controversa e interessata da ricorsi al Tribunale amministrativo, vengono delineati come “soggetti spregiudicati e privi di scrupoli, disposti a qualunque cosa”, contando su “una solida rete di amicizie e conoscenze con i funzionari pubblici…per beneficiare di canali preferenziali“.
Zappone e Graziani risultano denunciati dai Nas d Latina per falso. E Zappone stesso è stato denunciato per un altro episodio, in concorso con uno degli indagati, Giovanni Battista Ciccarelli, sempre per il reato di falso. Tutti elementi che dimostrerebbero, a parere degli inquirenti, la già citata spregiudicatezza.
C’è di più. Anche un altro imprenditore, sottoposto agli arresti domicliari, Giampiero La Rocca, che avrebbe intestato fittiziamente la struttura balneare del “Sicilia Beach” a un’indagata, Simona Gabrielli, ha una serie di precedenti per minaccia e violazione delle norme edilizie. E, come ricorda il Gip Castriota, avrebbe anche denunce e precedenti, ma non condanne, per reati di carattere elettorali e delitti contro la pubblica amministrazione.
“Curriculum” che vengono citati dagli inquirenti per descrivere la spregiudicatezza di imprenditori all’assalto degli affari terracinesi.
Ma niente in confronto al livello di spregiudicatezza che viene evidenziato nel corso delle indagini. Molti indagati, infatti, esplicitano la loro insofferenza nei confronti della Polizia Giudiziaria che stava investigando su di loro, arrivando a sollecitare il trasferimento dell’allora Comandante della Guardia Costiera di Terracina, Emilia Denaro, già menzionata nell’inchiesta che portò agli arresti di Suffer e Marcuzzi a Terracina, come destinataria di un tentativo di corruzione respinto dalla stessa.
Non solo il fastidio nei confronti del Comandate Denaro ma anche verso l’ufficiale di polizia Samuel Sasso, tanto che furono presi contatti con il Comandante della Guardia Costiera di Gaeta Federico Giorgi e persino con il Procuratore Aggiunto della Procura di Latina Carlo Lasperanza. Tentativi che, come vedremo, andranno a vuoto e anzi costituiranno un aggravante per gli esponenti politici che provarono l’azzardo.
Insomma, una totale insofferenza per due persone le quali, invece, dimostrarono di avere la schiena dritta e di andare avanti per la loro strada nella loro funzione di controllo e indagine.
Ma il Comandante Denaro aveva attirato su di sé l’acredine anche da parte del funzionario Corrado Costantino, della Sindaca Roberta Tintari e dell’onorevole Nicola Procaccini, già in Europa ma sempre attento a ciò che accadeva nella sua Terracina. Il problema era che Denaro aveva esibito un provvedimento per acquisire dei documenti. Un affronto tale da indurre Tintari e Procaccini ad andare a parlare “con chi è sopra de lei“. E anche l’ufficiale Samuel Sasso non era proprio ben visto, tutt’altro. Percoco addirittura, intercettato con Costantino, prometteva all’investigatore ben più di una lavata di capo: “io farei un cappotto…qualche sfurnata da qualcuno gliela faccio fare eh…“, perché “sicuramente o i balneari o i concessionari, qualcuno si dovrà lamentare”. Come per il caso Sabaudia, anche a Terracina, a spaventare i politici erano i controlli sulle concessioni che non vanno toccate poiché gli imprenditori portano voti e consenso elettorale. Non i soldi derivanti da mazzette, ma la sopravvivenza politica è ciò che conta e perdere il consenso dei balneari può essere fatale in una città di mare come Terracina.
Sasso, peraltro, era stato oggetto di attenzioni, tanto è che Percoco raccolse informazioni su di lui: da dove veniva, dove aveva lavorato ecc.
Un ufficiale che dava noia anche a Procaccini che disse, intercettato al telefono con l’allora assessore Caringi, di aver parlato con l’ex Comandante di Sasso, Vaiardi. La questione del contendere, a gennaio 2020, era la scuola Fiorini di Terracina e una caldaia da cambiare: un fatto di cronaca che ebbe la sua eco a Terracina e che rientra nell’indagine “Free Beach”. E Procaccini, dopo il sopralluogo effettuato a scuola da Sasso e dai Vigili del Fuoco, spiega a Caringi di voler interpellare il Comandante della Capitaneria di Porto di Gaeta Federico Giorgi.
L’incontro con Giorgi avvenne effettivamente il 17 gennaio 2020 e fu video-registrato alla presenza di Tintari, Procaccini e Costantino. Procaccini, già europarlamentare, si interessava ai fatti di Terracina a tal punto da lamentarsi dell’atteggiamento zelante della Capitaneria di Porto nei confronti dei dipendenti comunali. E ancora tutti e tre contestavano le indagini di Sasso, che invece stava facendo solo il suo lavoro. Il motivo? Stava “facendo le pulci” alle questioni calde della scuola Fiorini e del ponte ciclopedonale.
La Gip Castriota annota che “destava particolare allarme il fatto che l’onorevole risultava perfettamente a conoscenza del contenuto degli atti di indagine e, in specie, quali documenti erano stati chiesti e acquisiti presso l’Azienda Speciale Terracina e persino quali domande erano state poste in sede di sommarie informazioni“. Per gli esponenti politici Tintari e Procaccini le indagini potevano comportare un danno d’immagine alla Giunta.
ll no prusulta dei tentativi di contattare gli organi inquirenti si raggiunse quando il 27 gennaio 2020, l’europarlamentare Procaccini si recò a un incontro a via Ezio, a Latina, con il Procuratore Aggiunto Lasperanza (che ha condotto le indagini che hanno portato agli arresti del 19 luglio 2022) e un maresciallo dei Carabinieri. E l’argomento è sempre lo stesso: Procaccini che si lamenta dell’attività troppo pressante della Capitaneria di porto. Il timore di Procaccini è che ci fosse un disegno politico volto a screditare l’amministrazione Tintari (all’epoca era prima cittadina facente funzioni, prima di vincere le elezioni a ottobre 2020).
Secondo il Gip Castriota, che motiva così le misure cautelari ai domiciliari di Tintari, Costantino e Percoco in ordine al possibile inquinamento probatorio, gli indagati si sarebbero serviti dell’europarlamentare Procaccini il quale contattò organi istituzionali e investigativi “nella vana speranza di delegittimare e paralizzare le operazioni investigative condotte dagli ufficiali Denaro e Sasso“.
E non è finita perché dopo oltre un anno, a marzo 2021, Procaccini disse alla Tintari che avrebbe avuto un incontro con il Comandante regionale Francesco Tomas e per questo chiedeva alla Sindaco di recuperare i documenti afferenti alle indagini della Guardia Costiera. Il Comandante Tomas ricevette sì Procaccini ma poi documentò l’incontro con tanto di relazione definendolo, così come riporta il Gip Castriota, “un maldestro tentativo diretto a richiamare l’attenzione del Comandante sulle indagini della Guardia Costiera di Terracina e in particolare sull’ufficiale Sasso”.
E ad essere coinvolta anche l’avvocato del Comune Martina Iannetti che avrebbe dovuto contattare il sostituto procuratore di Latina Giuseppe Miliano. Un incontro che non si concretizzò mai.
Un capitolo inquietante dell’indagine di Terracina dove i politici credono di poter parlare con superiori e giudici cosi da richiamare a più miti consigli coloro che fanno egregiamente il proprio lavoro.