“La crisi vocazionale dei giovani verso le professioni sanitarie si somma all’emorragia di uscite degli operatori che non arresta a fermarsi. Così il SSN si svuota sempre più di personale mettendo ulteriormente in crisi l’assistenza verso i cittadini. Gli sforzi virtuosi compiuti fino ad oggi dal Ministro della Salute Orazio Schillaci non bastano. Chi oggi lo attacca pretestuosamente, cavalcando ideologicamente la crisi, era dalla parte di chi decideva tagli indiscriminati e blocco del turn over. Sono loro ad aver trascinato la sanità italiana verso il baratro dove oggi si trova” dichiara il segretario nazionale della UGL Salute Gianluca Giuliano. “Emolumenti non adeguati, che pongono l’Italia in coda rispetto ad altre nazioni europee, condizioni di lavoro disagevoli, continue aggressioni, poche possibilità di crescita professionale sono alcune delle motivazioni che spingono fuori dal SSN tanti professionisti e ne frenano l’ingresso di nuovi. Tra il 2022 e l 2023 un terzo delle borse per le specializzazioni di nuovi operatori sono andate deserte. Si stimano in almeno 30.000 unità in meno i medici rispetto al necessario e per gli infermieri la cifra si ingrossa fino a 65.000. Ci sono unità come anestesia e rianimazione, medicina d’urgenza, terapia intensiva dove gli organici sono ridotti all’osso anti. E, inseguendo anche i facili guadagni dei gettonisti, tanti hanno scelto la strada delle dimissioni come dimostrano i 18.243 operatori e 4.400 medici che hanno firmato nel 2022 per lasciare il SSN. E alle porte si prepara l’esodo che da oggi al 2030 porterà all’età pensionabile più di 78.000 medici e 53.000 infermieri. È ora di un colpo di reni delle istituzioni per dare un senso alla prospettata rivoluzione della sanità. Potenziare gli organici frenando la fuga dal SSN attraverso emolumenti al livello della media europea deve essere una priorità sostenuta dai fatti. E uno sforzo assoluto va compiuto sul tema della qualità del lavoro e della sicurezza. Non si può più attendere prima che sia troppo tardi”.