“Come ho avuto modo di dire, guai a dare una lettura riduzionista di quanto sta emergendo come ad un fatto improvviso e stupefacente o solo amministrativo. Un meteorite che deflagra in un giardino pulito. No, io non lo credo“. A dirlo, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, intervenendo alla seduta odierna del Consiglio regionale dedicata all’inchiesta ‘Mafia Capitale‘. Zingaretti ha sottolineato che “era chiaro l’affermarsi, negli ultimi anni a Roma e non solo, di una vera e propria mutazione genetica del concetto stesso di azione politica, troppo slegata dai valori, programmi, tensione etica, e troppo ambigua in un’idea perversa della gestione del potere come beneficio per se stessi. Il potere come opportunità di carriera e arricchimento personale, e sempre meno come opportunità di realizzare progetti collettivi, visioni e speranza. Questa idea, troppo trasversale tra schieramenti diversi – ha aggiunto – ha prodotto un affievolimento della tensione etica, una parcellizzazione dei soggetti politici delle rappresentanze. Una frammentazione nella quale quello che emerge di più è soltanto il singolo, autocentrato e impegnato a organizzare un gruppo di potere, una corrente, un suo sistema di relazione. Nulla di male se questo non portasse a foraggiare, sostenere e finanziare questo sistema – ha concluso – il massacro delle risorse pubbliche“, se non portasse “al saccheggio dello Stato con conseguente riduzione dei servizi per i cittadini“.