“Le conseguenze del nubifragio che si é abbattuto sul frusinate il 31 ottobre hanno ancora una volta acceso i riflettori sul grave dissesto geologico in cui versa il territorio della Regione Lazio, al quale occorre abbinare e denunciare l’inefficienza delle amministrazioni preposte al controllo del territorio stesso. Il dissesto si manifesta con frane e alluvioni, spesso in concomitanza con afflussi meteorici importanti, come quello ricordato”. Così il presidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio, Roberto Troncarelli. “Purtroppo – ha commentato – la politica continua a non investire nello studio e nella messa in sicurezza del territorio regionale, nel quale 372 comuni (il 98%) hanno almeno un’area ad elevata probabilità di frana o alluvione. Le aree in dissesto idraulico o morfologico sono il 7,6% della superficie regionale, interessando territori nei quali vivono 350.000 persone. Il fatto che il nubifragio abbia provocato dissesti proprio in Provincia di Frosinone non è casuale: questa infatti è la provincia che presenta, tra tutte, la più alta percentuale (14%) di superficie occupata da aree in frana. Mettere in cantiere interventi di protezione e mitigazione dei rischi non é facile, anche a causa della complessità dell’iter procedurale tecnico-amministrativo spesso responsabile del ritardo, colpevole e decisivo nell’accrescere danni e talora vittime, con cui vengono progettate e realizzate le opere”. “Un ulteriore contributo nella ‘lotta al rischio’ – ha proposto Troncarelli – si avrebbe coinvolgendo la popolazione: sistemi di preavviso e allarme e piani di emergenza, presidi territoriali, comunicazione ai cittadini del rischio e coinvolgimento in azioni di difesa. In molti paesi esteri questo avviene da tempo; anche perché il risarcimento dei danni ai cittadini avviene quasi tutto attraverso le assicurazioni che abbattono l’importo del premio agli abitanti più virtuosi, quelli che investono in sicurezza. Ma siamo In Italia e siccome qui paga sempre Mamma-Stato, deresponsabilizzando i cittadini, questi hanno assunto atteggiamenti di assuefazione e fatalismo, disincentivando la capacità collettiva di ‘attrezzarsi’ alla convivenza con il rischio”.