E’ notizia di questi giorni della sospensione del Tar del Lazio dell’affidamento alle ditte che hanno vinto le gare di appalto da oltre 117 milioni di euro finalizzate alla gestione dei servizi del Centro Unico di Prenotazioni (CUP) delle Aziende Sanitarie del Lazio.
Un appalto che per i prossimi quattro anni dovrebbe reggere l’urto di ogni esigenza organizzativa delle 10 aziende ospedaliere laziali, con i costi così ripartiti:
Asl Roma 2 e l’Ifo (44 milioni e 55mila euro;
Asl Roma 6, Latina e Frosinone (28 milioni e 638mila euro);
Asl Roma 3 e 5, Spallanzani, Tor Vergata e San Camillo (33milioni e 911mila euro);
quarto lotto per il Sant’Andrea, Umberto I e Asl Roma 1 (31 milioni e 230mila euro);
quinto lotto per la Asl Roma 4, Rieti e Viterbo (29milioni e 373 mila euro).
C’è da riferire, che i lavoratori della Asl Roma 1 e dell’Ospedale Sant’Andrea avevano contestato il capitolato di gara, che prevedeva una taglio del monte orario pari al 51%, con il rischio di licenziamenti per oltre il 30% dell’attuale forza lavoro, così come comunicato da Massimo Mattei, responsabile della Uil – FPL.
Da questi analizziamo i costi conferiti per il funzionamento dei Cup della provincia di Latina e Frosinone, alla cifra di 28 milioni e 638mila euro.
Sappiamo da informazioni assunte, che tutte le ditte che si sono avvicendate alla gestione dei Cup hanno fatto poco o zero investimenti; le sedi sono della Regione Lazio le attrezzature e il programma elettronico pure.
I materiali di consumo, in capo alla aziende vincitrici del bando, sono ridotti al lumicino: per ottenere una sedia occorrono (in alcuni casi) anche due anni dalla richiesta.
Tutti o quasi il personale con contratti a breve termine sono immessi agli sportelli senza adeguata formazione professionale, per un lavoro complesso che richiede mesi se non anni di apprendistato.
Personale pagato, a conti fatti, poco più di cinque euro l’ora e per questa mirabolante cifra è compresa l’indennità di cassa (pochi centesimi), ma in compenso milioni sono gli insulti e le minacce da parte degli inferociti utenti, che per un esame strumentale possono attendere anche due anni. Senza sapere che le responsabilità non sono di chi è dietro quel vetro di separazione.
Dall’altro lato della bilancia c’è la ditta che vince la commessa, che per Latina e Frosinone è di ben 28 milioni e 638mila euro.
Di tutti questi soldi, ci domandiamo, quanto viene impegnato per il personale e per le spese inderogabili?
Ad essere buoni: 2 milioni l’anno per il personale delle due sedi, che per 4 anni fa 8 milioni di euro; per la gestione generale ne preventiviamo altri 2 milioni e 500mila euro, per un costo complessivo di 10 milioni e 500mila euro sui 4 anni.
Rimangono nel paniere oltre 10 milioni e rotti, e ci chiediamo dove vanno a finire?
E mentre questa brutta ma brutta storia di sanità pubblica data in appalto a ditte esterne va tragicamente avanti, la politica che ha fatto e cosa sta facendo?
NON HA FATTO NULLA E NON STA FACENDO NULLA!!!
Il servizio Cup e Recup e la galassia di tutti gli altri servizi ospedalieri dati in appalto esterno pur GENERANDO un grave stato di PRECARIATO e SFRUTTAMENTO UMANO, non frega niente a nessuno!
Di queste migliaia di lavoratori nessun politico ne parla, nessuno si fa carico dell’incombenza di comprendere e risolvere le criticità.
DI FATTO NON ESISTONO e NON ESISTERANNO NEANCHE IN FUTURO. PURTROPPO!!!
Lavoratori buoni soltanto a far da parafulmine alle incapacità dell’agire politico – burocratico e degli interessi inconfessabili.
I commenti non sono chiusi.