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Minturno. Estate al Ponte Real Ferdinando

scritto da Redazione
Minturno. Estate al Ponte Real Ferdinando

Ponte Real Ferdinando

Via Ferdinando II di Borbone

04026 Minturno (LT)

Orari: prima e terza domenica del mese dalle 10.00 alle 13.00; per aperture straordinarie contattare il Comitato Luigi Giura. Nella stagione estiva 2019, dal 6 luglio al 18 agosto, l’apertura ordinaria si tiene la domenica sera.

Per info e prenotazioni: info@comitatoluigigiura.it

Ingresso gratuito

 

Il Ponte Real Ferdinando

 

Il Ponte Borbonico “Real Ferdinando” sul fiume Garigliano a Minturno (LT) è il primo ponte sospeso su catenarie in ferro dell’Europa continentale, realizzato tra il 1828 e il 1832 su progetto dell’ing. Luigi Giura (1795-1864). È considerato uno dei migliori esempi di archeologia industriale del Regno delle Due Sicilie con le parti in ferro, in particolare le catene a maglie, realizzate nella ferriera Filangieri di Candida. La tecnica scelta, quella della catenaria, fu particolarmente innovativa, perché si evitò di realizzare pilastri murari sul fiume.

Molte furono le critiche in tutta Europa sulla realizzazione della struttura, che sembrava troppo avvenieristica. Altri ponti europei non avevano resistito a lungo, quali il ponte “degli Invalidi” a Parigi e quello di Driburgh in Inghilterra. Il giornale londinese The Illustrated London News aveva, inoltre, mostrato “…perplessità sulle capacità progettuali e costruttive dei napolitani”; Francesco I, però, non si scompose si scompose minimamente e, dando piena fiducia al suo costruttore, pare avesse esclamato: “Lassate fa ‘o guaglione” (lasciate fare al ragazzo).

Il collaudo avvenne, tra molti dubbi, il 10 maggio 1832 con Ferdinando II che, nel 1830, era succeduto al padre. Il re si presentò per l’occasione sul Ponte con due squadroni di lancieri a cavallo e 16 carri pesanti di artiglieria. Così raccontano l’episodio le cronache dell’epoca:

“Sulle due rive del Garigliano gli facevano ala ambasciatori, militari e una folla strabocchevole di gente proveniente da Scauri, Traetto, Castelforte, Suio, Mola, Gaeta. Quando il Sovrano si piazzò al centro del ponte con la sciabola alzata, si fece un gran silenzio; con voce ferma comandò agli uomini di passare il ponte più volte in ambo le direzioni, prima al trotto e poi al galoppo, infine alla carica; poi passarono i carri e le truppe”.

Il 6 aprile del 1850 Papa Pio IX, di rientro a Roma al termine della permanenza nel Regno delle Due Sicilie, durante il sia pur breve intermezzo della Repubblica Romana, attraversò il Garigliano proprio su questo Ponte, accompagnato dal Re Ferdinando II, e qui il popolo di Traetto (attuale Minturno) lo accolse, con la Statua della Madonna, chiedendo al Papa di affidare la città e i suoi villaggi alla protezione della Vergine delle Grazie. La celebrazione, reiterata ogni anno in occasione della festa della Madonna delle Grazie che vede nuovamente la statua della Madonna percorrere il Ponte e fermarsi al centro di esso rivolta verso il fiume e la foce, fonde liturgia ed evocazione storica, in una corale partecipazione di popolo che, a buon diritto, rientra nel patrimonio immateriale di questa terra.

A dispetto degli scettici, il Ponte si dimostrò particolarmente resistente e ben fatto. Fu un testimone muto dell’ultimo atto dell’unificazione dell’Italia sotto il nuovo Regno sabaudo (Battaglia del Garigliano 29 ottobre – 2 novembre 1860), prima dell’assedio di Gaeta e della sua drammatica fine il 13 febbraio 1861. Fu, inoltre, al centro delle dure battaglie lungo la linea Gustav al termine della Seconda Guerra mondiale, che videro la distruzione dell’impalcato il 14 ottobre 1943 da parte dei soldati Tedeschi in ritirata verso Roma dopo l’armistizio dell’8 settembre. Considerato un obiettivo strategico nei collegamenti, lungo la via Appia, a nulla servì la già vigente legge di tutela del 1939 per proteggerlo come bene culturale.

Solo nel 1998, quando fu affidato alla tutela dello Stato Italiano, il Ponte fu restaurato e fu ricostruito l’impalcato. Può essere a tutti gli effetti considerato come “case study” della problematica dei beni culturali a rischio in caso di conflitti armati.

Il monumento è sicuramente un poliedrico e insigne esempio della modernità del governo borbonico dal punto di vista ingegneristico, architettonico e artistico. Sotto quest’ultimo punto di vista le colonne egittizzanti con capitelli con foglie di palma, che hanno sostituito quelle neodoriche del precedente progetto, e le sfingi femminili con i seni, alle estremità del Ponte, sono la testimonianza di quell’Egittomania che tanto andava di moda in Italia, in particolare a Roma e Napoli, a partire dalla fine del Settecento, correlata con i primi scavi in Egitto.

 

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