lunedì 25 Novembre 2024,

Cronaca

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Mondo di mezzo, Storace: altro che mafia, errore capitale

scritto da Redazione
Mondo di mezzo, Storace: altro che mafia, errore capitale

“Ringrazia Virginia. Ringrazia chi ti ha consegnato il governo del Campidoglio. Perche’ a Roma, così, semplicemente, la mafia non esiste. Noi lo diciamo da quando e’ esplosa l’inchiesta; tu invece ci hai sciacallato sopra. E ieri sei andata a fare una pagliacciata in udienza, quella della sentenza per una mafia capitale che da oggi non esiste più. E hai messo in fila il numero delle centinaia di indagati. Come se essere indagato volesse dire colpevole per tutti gli altri tranne che per te. Fa davvero pena la sindaca di Roma. Dovrebbe starsene zitta in un angolo, a battere le manine sola soletta sorridendo alla fortuna inaspettata e immeritata che le e’ capitata. Perché da ieri scopriamo che forse non doveva finire così”. Lo scrive sulle colonne de Il Giornale d’Italia il presidente del Movimento Nazionale, Francesco Storace. “Quello spiegamento di forze che comincio’ a dicembre 2014 fu spiegato con la presenza della mafia nella Capitale, con la favola triste del mondo di mezzo – prosegue Storace – Oltre due anni dopo – coincisi ad esempio con la detenzione di Luca Gramazio, che finalmente torna in famiglia, con i domiciliari, ad abbracciare la moglie e quel figlioletto che non aveva voluto vedere in carcere – una sentenza ci dice che quel clamore riguardo’ storie di triste e ordinaria corruzione che ora attendono il giudizio di secondo grado. Come accade in tutta Italia. Ma quell’inchiesta ha insozzato il nome di Roma, puntando anche ad infangare il nome di Alemanno, prosciolto troppo tempo dopo l’avviso di garanzia. Cade l’accusa di associazione mafiosa, cade l’aggravante del metodo mafioso, cade anche il collegamento presunto con la ‘ndrangheta calabrese. Restano le pene, pesanti, quasi a dover compensare il crollo del teorema mafioso fortemente voluto dalla Procura della Repubblica di Roma. Rimane da vedere quanto di questa sentenza resterà in piedi nei successivi gradi di giudizio. Per ora sappiamo che senza una sola goccia di sangue versato si è dato spago ad un’accusa criminale su cui in troppi – giornalisti inclusi – hanno campato. Ci hanno inzuppato il pane, come si dice dalle nostre parti. Mafia capitale? No, ora bisognerebbe riconoscere l’errore capitale, piuttosto, che ha condizionato le scelte degli elettori, accecato il giudizio dei cittadini, messo a repentaglio il presente e il futuro di Roma per l’avvento di una classe dirigente presuntuosa e paperona come quella che gaffeggia quotidianamente in Campidoglio. Per carità, rispetto per la magistratura che e’ chiamata a verificare il rispetto della legge; e quindi sarebbe sbagliato prendere di petto chi ha condotto l’inchiesta. Ma sentir parlare di appello possibile da parte della Procura dopo una sentenza del genere sa davvero di nota stonata. Gli inquirenti hanno avuto a disposizione mezzi straordinari per indagare. Se quello che nutrivano come obiettivo e’ fallito, non facciano rivivere alla città un’altra triste stagione di batti e ribatti sulla mafiosità inesistente. Ora andiamo a vedere cosa c’è di consistente nelle accuse sopravvissute e che hanno motivato questo primo verdetto. Ne va della serietà del servizio giustizia. Almeno questo, visto che in Campidoglio il danno e’ stato già fatto. Senza questa inchiesta la Raggi non sarebbe stata sindaco di Roma”.

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