“Allo stato attuale non risulta ancora che la Regione Lazio abbia provveduto a delocalizzare gli impianti di itticoltura situati nell’area sensibile del golfo di Gaeta. Questo immobilismo persiste quando mancano ormai circa sei mesi dalla scadenza della validità delle concessioni demaniali marittime rilasciate agli impianti di acquacoltura. A tal riguardo ho presentato un’interrogazione urgente a risposta immediata al presidente Zingaretti e alla giunta regionale che verrà discussa già
mercoledì 17 giugno nel question time previsto in Consiglio, per sapere quali misure ed interventi siano stati messi in campo per far rispettare le prescrizioni normative del 2010 e del 2015.
Ormai la vicenda si sta trascinando da troppo tempo. Partendo dalla necessità di recepire la Direttiva 91/271/CEE del 21 maggio 1991, concernente il trattamento delle acque reflue urbane e solo successivamente ad una lunga serie di verifiche ed approfondimenti, la Regione Lazio, attraverso la delibera di giunta regionale 116/2010 ha finalmente designato il golfo di Gaeta come area sensibile.
Oltre a porre una serie di misure per prevenire e ridurre l’inquinamento delle acque del golfo di Gaeta, a stabilire l’adeguamento degli impianti di depurazione, a disporre anche limiti e restrizioni sugli scarichi nel mare, la delibera regionale ha stabilito soprattutto che gli impianti esistenti e autorizzati allo svolgimento di attività di itticoltura, siti all’interno dell’area sensibile del golfo di Gaeta, devono essere ricollocati fuori dall’area sensibile e posizionati in modo tale che le correnti con convoglino gli apporti inquinanti prodotti nella zona marina individuata come area sensibile.
A distanza di altri cinque anni, con una determinazione del 2015 avente ad oggetto ‘l’applicazione della delibera di giunta regionale 116/2010 alle attività d’istruttoria amministrativa per gli adempimenti di competenza regionale in materia di concessioni demaniali marittime correlate ai settori dell’acquacoltura e piscicoltura nell’area sensibile del golfo di Gaeta’, la struttura competente della Regione Lazio ha provveduto ad elencare le specifiche inerenti gli impianti nell’area sensibile del golfo di Gaeta.
La determinazione del luglio 2015 stabiliva in particolare che: 1) all’interno dell’area sensibile del golfo di Gaeta sono vietati nuovi impianti di attività di coltura di pesci ed eventuali ampliamenti di quelli esistenti; 2) gli impianti esistenti e autorizzati allo svolgimento di attività delle suddette attività, devono essere portati fuori dal perimetro che definisce l’area sensibile e posizionati in modo tale che le correnti non convoglino gli apporti inquinanti prodotti nella zona marina individuata come area sensibile; 3) Eventuali istanze di concessioni aventi ad oggetto aree marittime esterne prospicenti o contigue all’area sensibile del Golfo di Gaeta devono essere integrate da documentazione tecnica atta a garantire l’esclusione del rischio del convoglio degli inquinanti all’interno dell’area. 4) le previsioni di limite e divieto poste dalla delibera della giunta regionale del 2010 sono ostative al rilascio, all’interno dell’area sensibile del golfo di Gaeta, di concessioni demaniali marittime per nuovi impianti; 5) Quanto sopra riportato comporta il diniego ad istanze aventi ad oggetto richieste per nuove concessioni del demanio marittimo per l’installazione di impianti di acquacoltura o specie ittiche o per ampliamenti di quelli esistenza.
Si deve tener conto che il bacino del Golfo di Gaeta, per conformazione geografica, racchiude la zona di mare antistante in modo da non assicurare un rapido ricambio delle acque in relazione all’apporto di inquinanti eutrofizzanti derivante dalla presenza nel Golfo di attività di rilevante entità di produzione ittica. L’apporto di nutrienti quali azoto e fosforo prodotti dagli impianti di produzione ittica presenti nel Golfo di Gaeta è tale da far ritenere alto il rischio di eutrofizzazione delle acque.
Ad oggi, la delocalizzazione in offshore degli impianti di acquacoltura ricadenti nell’area sensibile del golfo di Gaeta, che avrebbe dovuto essere attuata dal 2015 non si è concretizzata.
Sottolineo peraltro che una Determinazione dirigenziale del 2 luglio 2014 ha prorogato sino
al 31.12.2020 la validità delle concessioni demaniali marittime rilasciate dalla Regione Lazio relativamente agli impianti di acquacoltura. Dunque siamo a circa sei mesi da tale scadenza, rileviamo che gli impianti da delocalizzare, seppur abbandonati o semplicemente non utilizzati, ancora insistono sullo specchio d’acqua del Golfo di Gaeta definito area sensibile e non è dato sapere quali specifici provvedimenti siano stati adottati dalla Regione Lazio ai fini della piena attuazione della Determinazione del 2015.
Ritengo che sia il caso di porre degli interrogativi. Quali provvedimenti ha adottato la Regione Lazio con riferimento alle strutture non più utilizzate o abbandonate? quali misure ed interventi intende adottare al fine di ottemperare alle prescrizioni della delibera di giunta regionale del 2010 e della Determinazione del 2015? Quando si deciderà di liberare il golfo di Gaeta da impianti nocivi che sono in aperto contrasto con quanto stabilito dalla delibera di giunta regionale del 2010?
Mi auguro che già a partire da mercoledì si possano avere dall’amministrazione risposte chiare, nella speranza che si arrivi a soluzioni concrete in tempi brevi”.
Lo dichiara in una nota Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale del Lazio e presidente della commissione Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria e welfare.