Da cittadino e dirigente di organizzazioni di Terzo Settore saluto la data di celebrazione della Fondazione della Città capoluogo, oggi XVIII Dicembre 2017, ottantacinque anni di vera integrazione sociale.
Dai Veneti, Friulani, Marchigiani e Romagnoli, ai Dalmati, dagli Ungheresi ai Tripolini, dai lavoratori meridionali ad oggi.
Una comunità che ha accolto ed integrato sempre tutti sin dal 1932.
Una Città che è sempre cresciuta, ma che oggi vive una profonda crisi sociale.
Il senso nobile del riscatto sociale, tramite l’impegno e il lavoro, è stato il propellente che ha attivato i motori della nostra giovanissima comunità.
Oggi la città è in difficoltà e le forze sociali hanno, abbiamo il dovere, di rappresentare le istanze popolari e di trasformarle in azione concreta per soluzioni. Manca la politica che avrebbe questa funzione e ce ne accorgiamo.
La città in quest’ultimo anno ha perso cinque posizioni nella classifica nazionale sulla qualità della vita. Siamo vicini alla apertura dei cantieri della nuova strada Roma-Latina e alla realizzazione del Centro di Alta diagnostica e ci impantaniamo.
I nostri ragazzi non possono andare a scuola perché i termosifoni non funzionano ed è la settimana prima del Santo Natale, quella delle recite e della gioia. Non hanno potuto festeggiare la primavera nei cortili, come ogni anno, perché l’erba era alta e non è stata fatta la disinfestazione. I nostri ragazzi ci chiedono come mai nessuno pensa alle loro scuole. Una comunità che non si impegna per la scuola e per i più giovani si preclude il futuro.
Chiudere le scuole, per il secondo anno, per delle caldaie che andavano aggiustate in estate e’ una resa civica, che alimenta la frustrazione sociale di questa città.
L’episodio di bullismo di Piazza San Marco è un esempio. Chiudere le scuole, come chiudere le piscine, il palazzetto, il dormitorio, i parchi pubblici o il teatro e’ una resa, neanche in Bosnia o a Belgrado durante i bombardamenti e’ successo.
Quest’ultimo gesto è una resa sociale.
La comunita’ di Latina non merita la decadenza, la mancanza del decoro.
Non mi interessa chi sia responsabile ora o forse ieri, ma mi interessa che ci riprendiamo la dignità della Comunità, una storia di efficacia ed efficienza che parte dalle idrovore e che in ottantacinque anni ha aperto scuole, teatri, impianti sportivi, chiese, dormitori ed alloggi popolari, prima non c’era nulla, olim palus.
Allora da impegnato nella società civile sento la responsabilità di fare un appello ai politici, agli amministratori, se vi sentiste in difficoltà, per favore, fatevi aiutare, chiamateci, fidatevi.
Il nostro interesse è la comunità, è rivedere le scuole aperte, proprio in questi giorni di celebrazione del Santo Natale.