In Italia, purtroppo, il tasso di inflazione è ancora molto elevato. La Banca Centrale Europea ha deciso un ulteriore aumento del tasso di sconto del costo del denaro. Questo avrà numerose ripercussioni negative in riguardo ai mutui, ai prestiti e per numerosi altri versanti. Inoltre, a luglio ci sarà un altro incremento. Ciò significa che, il tasso di inflazione, non avrà ancora un abbattimento come tutti noi vorremmo. Se si effettua un conteggio del tasso di inflazione del 2022 e del 2023, ci si trova di fronte a un biennio spaventoso di aumento dei prezzi di oltre il 15%. Ecco perché il potere d’acquisto delle famiglie è decisamente calato in questo periodo. Sul versante dei prezzi dei beni di prima necessità, come quelli agroalimentari, si vede un sostanziale mantenimento, con effetti speculativi, che fanno sì che i prezzi rimangano elevati, erodendo così il potere d’acquisto delle famiglie. Questo è il motivo per cui c’è un decremento dei consumi dei prodotti agroalimentari, correlato anche ad una diminuzione della qualità della loro offerta nel mercato. In altre parole, la situazione non è per nulla positiva.
Le istituzioni, per ridurre la spinta inflazionistica, dovrebbero operare sulla reintroduzione degli sconti sui carburanti recentemente rimossi. Inoltre, sarebbe fondamentale rimuovere gli oneri generali di sistema sulle bollette elettriche recentemente reintrodotti. Questi ultimi ammontano a dieci miliardi all’anno e non dovevano essere introdotti nuovamente se si era intenzionati ad abbattere il tasso di inflazione. È positivo quanto è stato fatto, anche se in maniera insufficiente, sul fronte della riduzione del cuneo fiscale per i redditi sotto i 35 mila euro per sei mesi. La misura però dovrebbe essere resa strutturale e perenne, perché altrimenti la riduzione rischia di essere effimera. Occorre fare di più per tutelare il potere d’acquisto delle famiglie.
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