Niente da fare, il mistero resta. Più fitto che mai. L’assassino di Serena Mollicone, la studentessa scomparsa il primo giugno del 2011 e ritrovata uccisa, legata e imbavagliata in un boschetto di Anitrella, nei pressi di Arce (Frosinone), il paese dove viveva la ragazza, resta senza un nome. E adesso, dopo un lungo periodo di sospetti e mesi da incubo, per i sei indagati con le ipotesi di omicidio volontario e occultamento di cadavere si va verso l’archiviazione. E’ questa, al momento, l’unica vera svolta di un’inchiesta che dopo ben dodici anni e mezzo non è ancora riuscita a individuare chi uccise la diciottenne. Anche gli accertamenti sulla comparazione delle impronte digitali con quelle rinvenute sul nastro adesivo utilizzato per legare il corpo della diciottenne non hanno infatti dato quelle indicazioni che gli inquirenti si aspettavano per individuare l’assassino della studentessa di Arce. E’ stata identificata solo un’impronta, ma apparterrebbe a uno degli investigatori che fu impegnato nei rilievi nel boschetto dove venne trovato il corpo di Serena. Lo ha confermato la relazione – in tutto 120 pagine – dei Ris di Roma guidati dal capitano Cesare Rapone, che hanno svolto il maxi accertamento disposto dalla procura di Cassino su 310 persone ritenute nella cosiddetta cerchia di frequentazioni di Serena Mollicone. Un risultato che si aggiunge a quello, sempre negativo, del test del Dna che ha riguardato 272 persone. E a tutte le precedenti perizie, che hanno sempre scagionato i sei indagati: l’ex fidanzato Michele Fioretti, la madre Rosina Partigianoni, l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola e sua moglie, il figlio Marco e un altro carabiniere Francesco Suprano. Tutti e sei, ora, si apprestano a uscire dall’inchiesta. Un inchiesta complessa, quella condotta dal procuratore capo di Cassino Mario Mercone, che però non si ferma. Continuerà contro ignoti e ripartirà dai tre profili genetici maschili estratti dalle impronte digitali isolati sul nastro adesivo per legare e immobilizzare il corpo di Serena. Gli inquirenti non mollano per risolvere il difficile giallo e dare un volto all’assassino della studentessa di Arce. “Il mistero rimane – dice l’avvocato Armando Pagliei, che difende Michele Fioretti e la madre Rosina Partigianoni – ma per quanto riguarda i miei assistiti aspettavamo già da tempo una richiesta di archiviazione. Ho sempre negli occhi l’immagine del papà di Serena il giorno dei funerali. Ci auguriamo davvero – conclude – che si trovi il vero colpevole per fare finalmente giustizia a tutti“.