“Dalla riforma alla restaurazione, così si
può sintetizzare l’operato della ministra Madia sulla pubblica
amministrazione”. Ne è certo il capogruppo di Fi alla Camera, Renato
Brunetta, tornando a prendere in esame l’accordo firmato con i
sindacati “pochi giorni prima del referendum sulla riforma
costituzionale”.
Brunetta ricorda che quell’accordo venne “presentato come un rinnovo
contrattuale di 85 euro mensili per l’intera categoria del pubblico
impiego, ma le risorse necessarie per il rinnovo non ci sono. Per ora
a bilancio ci sono poco più di 35 euro mensili, le altre si vedranno,
forse, l’anno prossimo”.
“Peraltro l’accordo è stato firmato dal governo, ma non dalle regioni
e dagli enti locali (datori di lavoro per circa metà dei dipendenti
pubblici). Allora cosa riguarda in realtà l’accordo di dicembre?
Perché i sindacati hanno firmato un accordo senza risorse finanziarie
disponibili? La risposta è semplice: smontare la riforma Brunetta”,
assicura il capogruppo di Fi.
“L’obiettivo – continua Brunetta – é quello di
reintrodurre la supremazia della contrattazione e cioè del sindacato,
nel rapporto di lavoro del pubblico impiego. La riforma Brunetta aveva
ridotto il ruolo della concertazione nel pubblico impiego, dando il
giusto ruolo ai sindacati e ai dirigenti e aveva stabilito che non ci
fossero più erogazione di premi a pioggia”.
“Sminuiti nel proprio anomalo potere i sindacati hanno sempre
contrastato la mia riforma ed ecco perché quando la Madia li ha
chiamati al tavolo, il loro obiettivo primario non era la
contrattazione, consapevoli della scarsità delle risorse, bensì
modificare la legge Brunetta. Se tutto ciò accadesse nei prossimi
giorni di trattativa, si tornerà indietro di dieci anni, quando c’era
l’esplosione della spesa per la contrattazione integrativa”.
“Eppure l’ex premier, Matteo Renzi, a luglio del 2016, annunciando
pomposamente la nuova riforma della pubblica amministrazione diceva
che ‘il merito non è più una parolaccia. Chi lavora bene deve essere
valorizzato e premiato economicamente sul luogo di lavoro’. Non sarà
una parolaccia, ma forse è una presa in giro”, conclude il capogruppo
di Fi.