Sempre “in ricerca“, con un cuore pieno di desideri e “non atrofizzato“. Con la stessa “inquietudine” di Pietro Fravre, umile compagno di Ignazio di Loyola che sembrava essere “nato per non stare da nessuna parte” e ha “dialogato con spirito di dolcezza” visitando spesso a piedi tutta l’Europa. Così il Papa vuole che siano i gesuiti che quest’anno celebrano i duecento anni dalla ricostituzione.
La fede del gesuita, ha ricordato papa Bergoglio celebrando la messa nella chiesa del Gesù implica “un desiderio di cambiare il mondo“, e solo “centrandosi in Dio” consente di “andare verso le periferie del mondo“. Infine, il Vangelo si annuncia “con dolcezza, fraternità, amore“, non con “bastonate inquisitorie, di condanna“, frase questa aggiunta a braccio nell’omelia, e che lascia la curiosità se papa Bergoglio avesse in mente qualche caso specifico, e pensasse alle bastonate inferte dai gesuiti, o invece a quelle da loro prese, anche dai papi, anche all’interno della Chiesa.
Francesco, che ha canonizzato Favre per sua decisione personale e senza il riconoscimento di un miracolo, (quella che in linguaggio tecnico si chiama canonizzazione equipollente), ha voluto questa messa come ulteriore occasione di incontro con i confratelli sulla importanza della loro specifica spiritualità per il servizio alla Chiesa e al mondo. E’ noto il legame di Bergoglio con Favre, esempio di una spiritualità che cerca Dio nel quotidiano e interpreta la storia come il cantiere di Dio: nella vita delle persone e della Chiesa non ci sono soluzioni precostituite da imporre magari a bastonate, ma un cammino da cercare radicandosi in Cristo. Favre, su cui Francesco ha incentrato l’omelia, è stato evocato anche dal generale dei gesuiti, Adolfo Nicolas, nel suo saluto conclusivo al Papa. Nicolas ha detto la “gioia” dei gesuiti per questa canonizzazione, e ha anche raccontato come il Papa gli abbia telefonato appena firmato il decreto che la decideva, dicendogli: “ho appena firmato“. Il Papa è giunto di buonora nella chiesa romana dei gesuiti, gremita all’esterno e all’interno: hanno concelebrato in circa 350 da tutto il mondo e hanno partecipato fedeli dalle opere romane dell’ordine: le università e le opere apostoliche delle Comunità di vita cristiana, della Lega missionaria studenti e dell’Apostolato della preghiera.
Per i duecento anni dalla ricostituzione dell’ordine, il generale in una lettera dello scorso novembre ha invitato a una riconsiderazione non solo storica ma anche volta al futuro dell’impegno dei gesuiti nel mondo. L’evento senza precedenti del primo papa proveniente dall’ordine di Ignazio di Loyola arricchisce questo anniversario di prospettive nuove e di grande interesse. I gesuiti offrono il loro braccio a Francesco, per quello che lui vorrà, nel servizio alla Chiesa e alla sua riforma.