Fabio Melilli si avvia a diventare il nuovo segretario del Pd Lazio, ma è flop affluenza alle urne. A due ore circa dalla chiusura dei 500 seggi delle primarie regionali, quando il dato è ancora provvisorio, l’ex presidente della Provincia di Rieti, renziano vicino ad Areadem, è ben oltre il 60 per cento, con Lorenza Bonaccorsi (renziana ‘della prima ora’) attorno al 26-27 per cento e il giovane Guglielmo vicino al 10 per cento. Ma il dato che colpisce di più in questa consultazione è quello dell’affluenza, drasticamente precipitata dai 120 mila del 2002 ai quasi 50 milandi quest’anno. A picco i votanti a Roma: nel 2002, quando uscì vincitore con oltre l’80 per cento Enrico Gasbarra, nella Capitale andarono a votare 40 mila persone. Quest’anno sarebbero appena 12 mila, meno di un terzo. Anche a Roma Melilli è primo anche se, stando ai dati ancora parziali, si starebbe attestando su percentuali più basse rispetto al resto del territorio: oscillerebbe attorno al 50 per cento, con una buona prestazione di Bonaccorsi, attorno al 37 per cento e Guglielmo al 13. In provincia di Roma, invece, e dunque escludendo Roma città, l’affluenza è stata di oltre 17 mila persone, con Melilli nettamente sopra al 65,4, Bonaccorsi al 22,8 e Guglielmo all’11,8. Attorno a Melilli, che è stato anche presidente dell’Unione Province Italiane, si è raccolto un ampio schieramento: oltre ai franceschiniani, hanno votato per lui anche la minoranza cuperliana e i Giovani turchi; per Melilli si sono schierati anche un tris di ‘grandi elettori’ laziali come Goffredo Bettini, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e il segretario romano Lionello Cosentino, mentre il sindaco Ignazio Marino non ha voluto rivelare su quale nome ha messo la croce. Per Bonaccorsi, deputata e sostenitrice del sindaco di Firenze dai suoi esordi, l’appoggio invece dei Popolari, di Paolo Gentiloni e del viterbese Giuseppe Fioroni. Nella Tuscia, sebbene abbia prevalso Melilli con il 55,4%, Bonaccorsi ha sfiorato il 41,4% (arrivando prima a Viterbo città). Il neosegretario regionale, che alla vigilia delle urne metteva in cima al suo programma la costruzione del partito regionale “che ora non c’è molto“, ha ora davanti a sè il compito di ricucire quello che sembra oggi uno scollamento tra il partito e la base,ne c’è chi parla già di ‘effetto-staffetta’, una reazione d dubbio nei confronti della manovra che nelle prossime ore porterà Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Melilli è consapevole di ciò che lo aspetta: “Abbiamo forse comunicato poco queste primarie agli elettori – ha commentato in serata – ma ci sono 50 mila persone che hanno votato per scegliere il segretario regionale del Lazio, che non è una figura ‘affascinante’. Ora si comincia andando nei circoli – ha aggiunto Melilli – Il dato più rilevante è quello della perplessità, che abbiamo registrato anche negli ultimi giorni di campagna elettorale. Abbiamo ilndovere di spiegare ai circoli e ai militanti ciò che stanaccadendo. Si comincia supportando il ruolo di Cosentino nella città di Roma e stringendo un rapporto più stretto con Marino. E poi sostenendo l’azione riformatrice di Zingaretti che è iniziata e non può interrompersi”.