È da poco terminato l’“Anno ignaziano”, che ha ricordato i 500 anni della conversione di sant’Ignazio da Loyola e sabato 18 febbraio 2023 prenderanno il via le ricorrenze legate ai 500 anni del primo arrivo in Italia del santo, il quale raccontò come tutto iniziò nella sua “Autobiografia”, scritta pochi anni prima della sua morte ad opera di alcuni giovani confratelli. Il santo, anche se reticente a parlare di sé, acconsentì a dettare i suoi ricordi. Li dettò in terza persona, parlando di sé stesso come del “pellegrino”.
Ignazio in gioventù riportò dei gravi traumi nella battaglia di Pamplona e ne uscì completamente cambiato: una volta guarito, si spogliò degli abiti di cavaliere per indossare quelli di pellegrino e desideroso di raggiungere Gerusalemme, si incamminò verso Barcellona. Raggiunto il santuario della madonna di Monserrat, si fermò poi per 11 mesi nella vicina Manresa, per ripartire verso Barcellona il 17 febbraio. Là si imbarcò: “Navigarono col vento in poppa, ma così impetuoso che da Barcellona giunsero a Gaeta in cinque giorni e cinque notti; tutti però erano pieni di spavento per quella violenta burrasca.” (dall’Autobiografia di sant’Ignazio capitolo 38).
Sant’Ignazio sbarcò a Gaeta nel marzo del 1523.
L’“Itinerario Ignaziano”, un’attività di preghiera nei luoghi di sant’Ignazio in Italia attraverso la narrazione, la conoscenza fisica, storica e artistica e l’applicazione della memoria e dell’intelletto inizierà la mattina di sabato 18 febbraio 2023 presso la porta di terra di Carlo V a Gaeta e, sui passi di Sant’Ignazio, i 60 devoti pregheranno e mediteranno nei luoghi che videro il santo come “pellegrino” nel suo viaggio verso Roma, dove giunse esattamente durante la domenica delle Palme del 1523.
Nel pomeriggio il programma prevede una tappa a Fondi, identificata come la cittadina citata nel capitolo 39 dell’Autobiografia, dove secondo i calcoli giunse nei primi giorni di aprile del 1523. I 60 pellegrini entreranno a Fondi, accolti dal presidente della Pro Loco Gaetano Orticelli, attraversando l’unica porta ancora esistente: la Portella, per poi concludere la visita nella chiesa santuario di Santa Maria in piazza per un breve saluto che verrà rivolto dal parroco Don Sandro Guerriero e per la lettura del capitolo 39 dell’Autobiografia.
Dal racconto del “pellegrino Ignazio” è possibile evincere la grande generosità che ha da sempre contraddistinto il popolo fondano: “Mendicando per le 31 vie raccolse parecchio denaro. In capo a due giorni, riprese le forze, si rimise in cammino e arrivò a Roma la Domenica delle Palme”.
Fondi fu terra di frontiera e di passaggio, attraversata in pieno centro dalla “Regina Viarum”, la Via Appia, crocevia di pellegrini, mercanti e viaggiatori. Un popolo quello fondano da sempre abituato ad avere a che fare con viandanti e forestieri, che ha fatto dell’accoglienza e della tolleranza verso le altre culture il proprio tratto distintivo e della generosità la propria bandiera, soprattutto verso coloro che soffrono.
Ma un altro importante dato storico, fatto emergere dalla ricercatrice Stefania Di Benedetto della Pro Loco Fondi, è quello legato alla prima moglie di Vespasiano Colonna: Beatrice Appiano d’Aragona, colei che prima di Giulia Gonzaga fu signora di Fondi. Scarse e lacunose sono sempre state le notizie storiche che la riguardano e del tutto assenti sono i ritratti che la rappresentano.
Si sa che era figlia di Jacopo IV Appiano, signore di Piombino e di Vittoria Todeschini Piccolomini d’Aragona. Sposò nel 1498 il conte di Fondi Vespasiano Colonna ed ebbero una figlia: Isabella. È documentato che morì a Fondi nell’estate del 1525 tra le più atroci sofferenze “rapita da fiero morbo” (forse a causa della malaria). Giusto un anno dopo Vespasiano, zoppo e monco, e di 33 anni più grande, sposò la tredicenne Giulia Gonzaga nella speranza di riuscire finalmente ad avere la discendenza maschile che la prima moglie non era “riuscita” a dargli. Speranza vana: Vespasiano morì di lì a breve senza altri figli oltre a Isabella, che aveva avuto da Beatrice.
L’Associazione Pro Loco Fondi si interessò della storia di Beatrice ribattezzandola “la dama dimenticata” ed attraverso la ricostruzione del suo volto grazie alla tecnica della computer grafica, ed a un accurato studio della fisiognomica, fu possibile risalire alle sue fattezze fisiche ed il risultato fu sorprendente! Beatrice era una donna di bellissimo aspetto ma non solo.
Dalla lettura di questo passo possiamo anche concludere che colei che regnò prima di Giulia Gonzaga fu, oltre che bella, anche generosa e di buon cuore:
“venne a sapere che stava per giungere la signora di quelle terre [Beatrice Appiano]. Si presentò a lei e le spiegò che stava male solo per sfinimento; le chiedeva il permesso di entrare in paese per cercarvi qualche aiuto. Glielo permise senza difficoltà”.
Di seguito il capitolo 39 per intero, in cui si parla del passaggio di Sant’Ignazio a Fondi nei primi giorni di aprile 2023:
[39] Arrivarono a una città, Fondi, poco distante, ma trovarono chiuse le porte. Non potendo entrare, passarono quella notte in una chiesa dove pioveva dentro, ma che era lì vicino. La mattina non vollero aprire loro le porte. Fuori delle mura non c’era modo di trovare elemosina, pur essendosi rivolti anche a un castello che sorgeva nelle vicinanze. Là il pellegrino si sentì venir meno, sia per il gran disagio patito in mare che per il resto, eccetera. E poiché non ce la faceva più a camminare, si fermò là; madre e figlia invece proseguirono verso Roma. Quel giorno molta gente uscì dalla città, così venne a sapere che stava per giungere la signora di quelle terre [Beatrice Appiano]. Si presentò a lei e le spiegò che stava male solo per sfinimento; le chiedeva il permesso di entrare in paese per cercarvi qualche aiuto. Glielo permise senza difficoltà. Mendicando per le 31 vie raccolse parecchio denaro. In capo a due giorni, riprese le forze, si rimise in cammino e arrivò a Roma la Domenica delle Palme.
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