“Prendo atto che sulla delocalizzazione degli impianti di itticoltura situati nell’area sensibile del golfo di Gaeta la Regione Lazio ha deciso di non rispondere. L’assessore Enrica Onorati non è entrata sul merito dei quesiti posti nella mia interrogazione inserita nel question time di stamane in Consiglio regionale. Non ha detto nulla sulle reali intenzioni dell’amministrazione regionale.
La delocalizzazione in offshore degli impianti di acquacoltura ricadenti nell’area sensibile del golfo di Gaeta, che avrebbe dovuto essere attuata dal 2015 non si è concretizzata.
Ricordo inoltre che è stata disposta sino al 31.12.2020 la proroga della validità delle concessioni demaniali marittime rilasciate dalla Regione Lazio relativamente agli impianti di acquacoltura. Dunque siamo a circa sei mesi da tale scadenza, rileviamo che gli impianti da delocalizzare ancora insistono sullo specchio d’acqua del Golfo di Gaeta definito area sensibile.
Nel corso del mio intervento in aula ho messo in rilievo alcuni dati che sottolineano le dimensioni del problema. In queste acque insistono impianti di allevamento di pesci e di mitili per una superficie complessiva di oltre 1 milione di metri quadri. Sono presenti nell’arco di circa 500.000 mq ben 80 ‘gabbioni’ dove vengono svolte attività di allevamento di spigole e orate. Stiamo parlando di oltre 150.000 tonnellate di pesci e di circa 26 milioni di esemplari che vengono allevati in queste acque. Già nel 2010 una delibera regionale poneva una serie di misure per prevenire e ridurre l’inquinamento delle acque del golfo di Gaeta, stabilendo l’adeguamento degli impianti di depurazione, disponendo limiti e restrizioni sugli scarichi nel mare, ma soprattutto stabiliva che gli impianti esistenti e autorizzati allo svolgimento di attività di itticoltura, siti all’interno dell’area sensibile del golfo di Gaeta, dovevano essere ricollocati fuori dall’area sensibile e posizionati in modo tale che le correnti non convogliassero gli apporti inquinanti prodotti nella zona marina individuata come area sensibile.
A distanza di 10 anni riscontriamo che l’amministrazione regionale non ha intenzione di liberare il golfo di Gaeta da impianti nocivi che sono in aperto contrasto con quanto stabilito dalla delibera di giunta regionale del 2010.
Per questa ragione ho fatto presentare un’istanza di convocazione del Consiglio comunale di Formia nella quale si chiede: 1) di diffidare sin da ora la Regione Lazio ad effettuare la delocalizzazione in offshore degli impianti di acquacoltura ricadenti nell’area sensibile del Golfo di Gaeta entro il termine prorogato e fissato al 31 dicembre 2020, dando attuazione a quanto statuito dalla Deliberazione della Giunta Regionale del 19 febbraio 2010, n.116; 2) di diffidare la Regione Lazio a rimuovere ogni causa di pregiudizio ambientale derivante gli impianti da delocalizzare attivi, inattivi o persino abbandonati che ancora insistono sullo specchio d’acqua del Golfo di Gaeta, il tutto entro il 31 dicembre 2020; 3) in caso di inadempimento della Regione Lazio di prevedere sin da ora ogni azione giudiziaria utile al Comune di Formia; agendo in giudizio contro la Regione Lazio per il suo inadempimento, richiedendo la nomina di un commissario ad acta che provveda alla delocalizzazione in luogo della Regione Lazio in caso di persistente inadempimento ed agendo in giudizio per il risarcimento dei danni derivanti dal pregiudizio ambientale arrecato alla città di Formia”.
Lo dichiara in una nota Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale del Lazio e presidente della commissione Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria e welfare.