Oltre trent’anni sono trascorsi da quella memorabile festa organizzata nel dicembre del 1995 dal “Terracina calcio” del presidente Gianfranco Sciscione, per i 70 anni della nascita della società biancoceleste
Per quei primi 70 anni di vita furono organizzati eventi e momenti importanti, all’interno dei quali vi fu anche quello della stampa di un libro sulle gesta sportive e sociali da titolo: “Terracina Settanta”.
Più che un libro commemorativo “Terracina Settanta” è stato un vero e proprio documento di foto storiche, racconti ed aneddoti dell’epopea del calcio a Terracina, che ricordiamo ai più giovani tifosi e sportivi ha giocato su campi importanti, come quello dello stadio della Vittoria di Bari, nel campionato di IV Serie dell’anno 1954/55.
A ricordo di quel momento pubblichiamo la foto che è rimasta negli annales della storia terracinese, immortalando Baciocco, uno dei portieri più prestigiosi che la società abbia mai tesserato nel corso dei suoi 100 anni di attività, in un plastico volo a bloccare la sfera.
Una foto ricevuta in prestito, per essere inserita nel libro, dal compianto Nemesio Chiapponi, che l’aveva da decenni appesa all’interno di un piccolo quadro nella sua falegnameria di via del Fiume.
Il libro, realizzato e stampato in pochi giorni, ebbe la prefazione di un grande del giornalismo nazionale: Nando Martellini, il telecronista del tre volte “campioni del mondo” gridato in Spagna dai microfoni della Rai l’11 luglio del 1982, al termine della finale del Campionato del Mondo vinta dall’Italia contro la Germania.
Nando è stato uno di quei personaggi che oltre ad amare veramente la città di Terracina aveva una passione, neanche troppo nascosta, per la nostra squadra di calcio.
In pochi giorni, dicevamo, fummo in grado di dare alle stampe un libro che è diventato in questi 30 anni un punto di riferimento per tanti che vogliono conoscere cosa è stato il movimento calcistico terracinese, soprattutto ai suoi albori.
Un percorso fatto di alti e bassi, come in tutte le cose della vita, che in ogni modo è riuscito a giungere nell’Anno del Signore 2025, per compiere il genetliaco dei 100 anni.
Tanti appassionati, tifosi e sportivi affermano convinti, e noi siamo con loro, che la passione per i colori del Terracina calcio non si misura con la categoria di appartenenza, ma è un sentiment che non ha confini imposti.
Quello che riproponiamo, di seguito, è l’estrapolazione di un sentiment che non ha perso lo smalto degli anni.
Un testo scritto nel 1995 per “Terracina Settanta”: il libro commemorativo dei 70 anni della società terracinese che prende in esame il periodo che va dalla fondazione della “Di Biagio – Terracina” fino alla prima metà degli anni ‘70.
Con due profili a due pietre miliari di questa grande storia calcistica: Mario Colavolpe e Olferino Di Spigno. e.
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La storia calcistica terracinese affonda le sue radici nella “notte dei tempi”.
L’inizio dell’attività sportiva si pone addirittura agli albori della nascita e conseguente sviluppo del movimento calcistico nazionale.
I “Tigrotti” nei primi anni del 1900 si confrontavano con realtà calcistiche consolidate: Testaccio, Trastevere, Ostiense, Mandrione, quartieri-città della Roma popolare, autentica e verace, richiamata in versi da Trilussa, Pinelli e Pascarella.
Tempi formidabili, pionieristici e per certi aspetti eroici, che hanno segnato un’epoca nella vita sportiva e sociale di Terracina.
Una società calcistica che fondata sull’amore viscerale per la propria città, per quello che aveva rappresentato nel corso della sua millenaria storia, e poi per il gioco più bello del mondo.
E’ nelle carte ufficiali che l’epica pedatoria ebbe inizio nel 1925, per volontà di un gruppo di amici: Alfredo Morganti, Giannino Di Biagio, Giuseppe Bizzarri, Antonio D’Onofrio, Leonida Mangoni.
Alla presidenza del sodalizio venne eletto Bonaventura Matthias, sul quale, considerata la solida disponibilità finanziaria, gravava tutto o quasi l’onerosa gestione.
Con questi cromosomi nacque la “Di Biagio”, in onore dell’aviatore terracinese Francesco Di Biagio, Medaglia d’Oro al Valor Militare, caduto sotto i colpi del nemico negli eventi bellici della Grande Guerra.
Dal 1925 al 1927 la “Di Biagio” svolse attività sportiva soltanto a carattere locale, con incontri amichevoli e formazioni improvvisate.
Il primo terreno di gioco della fu quello dell’ex Casa del Fascio, dove oggi c’è il mercato Marina, tra via Sarti e via Del Rio.
Dopo qualche anno, la squadra si trasferì presso il campo sportivo della Riserva del Buon Governo – l’ex mazzatora – appena fuori dal centro urbano della città.
Ancora qualche anno e la Di Biagio tornerà a giocare nel centro cittadino: nell’ex Centro Turistico di via del Molo, per trasferirsi successivamente in via Cristoforo Colombo, zona pineta.
Dal 1927 l’attività sportiva inizia ad avere un fitto calendario d’appuntamenti agonistici.
Nel ’27 il punto di forza della formazione era rappresentato dal romano Adolfo Della Santa, meglio conosciuto con il soprannome di “fofetto”, nomignolo che gli era stato affibbiato per il suo estroso interpretare il gioco del calcio.
Fu proprio Adolfo Della Santa a convincere il presidente Matthias ad affiliare la “Di Biagio” alla Lega Calcio, cosa che avvenne nel 1927.
Il primo campionato disputato fu quello di 3° Divisione laziale.
Prima della sospensione dell’attività agonistica, a causa della Seconda Guerra Mondiale, la “Di Biagio” vinse nell’anno 1929/30 il campionato di 3° Divisione, nel 1930/31 quello di 2° Divisione, nel 1936/37 arrivò addirittura seconda dietro la Roma.
Dalla Di Biagio all’US Terracina calcio.
La ricerca delle testimonianze del passato per raccontare in maniera attendibile la storia del calcio terracinese, non è stata a noi molto favorevole.
Ricordi, documenti, alcuni veri e propri cimeli d’epoca ci permettono in ogni modo di avere un quadro d’insieme soddisfacente per non perdere la memoria di quello che la società ha fatto nel corso di questi decenni.
Dopo il ritorno alla Casa del Padre di Mario Colavolpe, uno dei pochi superstiti della squadra che mosse i primi passi negli anni ’25- ’26, si contano sulle dita di una mano i protagonisti ancora in vita.
Trascorsi gli anni dalla fondazione, con l’avvenuta promozione in 1° Divisione spinse il gruppo di soci, con a capo Renato Perroni, a ristrutturare l’associazione sportiva (anno 1947), operazione ufficializzata con rogito notarile del dr. Andrea Longo il primo ottobre del 1949.
In seguito fu nominato il Consiglio direttivo provvisorio, con alla presidenza lo stesso Renato Perroni, mentre Renato Condorelli ed Ermanno Adrower assumevano la vice presidenza, Ofelio Palmacci quella di segretario, Tommaso Di Pinto di cassiere.
A Giacomo Percoco fu affidato l’incarico di trovare un locale da destinare a sede della società.
Si stabilirono infine anche le cifre d’ingresso alla società: per i soci ordinari 500 lire, per i sostenitori 5.000 lire, per i benemeriti 10.000 lire
La squadra si spostò anche dal terreno di gioco su cui si cimentava passando al campo della “Riserva del Buon Governo” in via delle Industrie, dove poi fu edificato il mattatoio comunale.
Ancora un campionato – 1947/1948 – in 1° Divisione Laziale, con gli allenatori: Della Santa e Canestrelli, poi il salto di categoria nel campionato di Promozione.
Ricordiamo in quel periodo i calciatori: Adolfo Della Santa, Francesco Cervini, Domenico Testa, Vincenzo Percoco detto “cuccitto”, i fratelli Alberto, Renato ed Emanuele d’Andrea, Mario Loffredo, Giacomo Percoco, Mario Longo, i fratelli Virgilio ed Emilio Marchetti, Piccini, Fernando De Andreis, alias “la paitita”, i tre fratelli Faiola, Ugo Simoneschi, Mario Percoco soprannominato “baccitto”, Nicola Asfogo, Vincenzo Fontana detto “Zamora” per i suoi prodigiosi e spettacolari interventi tra i legni della porta, Salvatore Jovane, Luigi Marzullo, Pasquale Masella, Severino e Cetto Nardi, Gay, Manfredonia, Sodi, Pace, Zenobi, ed ovviamente Mario Colavolpe e Olferino Di Spigno, questi ultimi vere glorie dei tigrotti terracinesi.
In tempi successivi rammentiamo i fratelli Cappucci, Sergio Salvadori, Luigi Lecci, Melloni.
Poi vennero a sostenere le sorti dei biancocelesti: Roberto Di Spigno, Vittorio De Simone, Costa, Baciocchi, Sandro Ciotti, Palazzi, Paccariè, Armini, Armillei, Gianni Feliciani, Danilo Tramonti, Giovanni Campi, Nino Marzullo, Enzo Di Sauro, Giovanni Marchetti.
Furono anni belli e travagliati.
Se da un lato la formazione era calcisticamente forte, la società, in perenne ristrettezza economica, passava da un commissariamento all’altro.
Con una presidenza pro-tempore, i tigrotti vinsero alla grande nel 1951/52 il campionato di Promozione, passando in IV° Serie.
Un avanzamento notevole se si pensa alle precarie condizioni economiche della società.
Di quel torneo di IV° Serie ricordiamo la reggenza di Palombi e Lamberto Venturi, il direttore sportivo Giuseppe Pernarella e la collaborazione di Vincenzo Dispenza.
Erano gli anni dove si giocava al calcio con l’idea della pura passione sportiva, ma i giocatori comunque volevano essere retribuiti per le spese vive che sostenevano
Ed ecco allora giungere in soccorso il mecenate del calcio terracinese per antonomasia: Tobia Carucci.
Sotto le amorevoli cure di Bibi, del direttore sportivo Giuseppe Pernarella e dell’allenatore Mario Colavolpe, in prima squadra giunse una nutrita schiera di giovani calciatori terracinesi: Florenzani, Coccia, Gallinari, De Angelis, Vanno, Masci, Di Girolamo, Bonelli, Cappelli, Bonfili, Verdemare, Di Manno, Parisella, Roberto e Sandro Di Spigno, Forte, Tacelli, Forzelin, Percoco, Marruco, Fabene, Giorgi I°, ma anche Di Meo, Coni, Di Lello, i fratelli Ciani, Pozzi, Lutero, Mettus, Martinelli, Massitti, Pizzutelle e Dino Pernarella.
In segreteria c’era Mario Alla ed Eraldo Sanguigni, magazziniere Franco Di Mauro, massaggiatore Giulio Ferrari alias “pappone”.
In quel periodo la Di Biagio – Terracina calcio vinse molto: arrivò a disputare due finali di IV° Serie, si aggiudicò due coppe Baldani (l’attuale Coppa Italia Dilettanti) e vari tornei.
Poi, però, giunsero gli anni bui, con l’alternanza alla guida della società di: Luigi Di Pinto, del direttore sportivo Battista Camillacci “alias Titta”, mentre alla vice presidenza c’era Gaetano Attanasio.
Seguirono, poi, le gestioni dei presidenti: Frainetti e De Cesare, quest’ultimo nell’anno 1977/78 raggiunse l’accordo per la fusione con la squadra aziendale della Fulgorcavi di Latina.
Tra gli allenatori di quel periodo ricordiamo: Flacco Flamini, Merlin e Krietziu.
Gli indimenticabili
Di due calciatori: Mario Colavolpe e Olferino Di Spigno, che hanno fatto la storia dei biancocelesti, pubblichiamo un loro breve profilo.
Mario Colavolpe
La città il calcio e Sor Mario.
Un triangolo straordinariamente equilibrato e difficile da cancellare.
Del resto un personaggio che ha dedicato ben sessantacinque anni della sua vita a questo sport non può essere ignorato.
Ecco perché la cittadinanza, all’unanimità, ha voluto che lo stadio San Martino fosse a lui intitolato.
Portiere eccelso, allenatore inimitabile, questo è stato Mario Colavolpe, un uomo che ha rinunciato a mettere su famiglia per dedicarsi ai giovani calciatori.
Il suo capolavoro si chiama Franco Tacelli, il miracolo sportivo nella stagione 60/61 quando conduce il Terracina in Serie D con una squadra composta da 10 terracinesi. Tra le altre vittorie più belle una coppa Baldani ma ogni atleta da lui allenato è stato un trionfo di sport e di vita, perché Mario Colavolpe è stato un maestro in tutti i sensi. Un sorta di vasaio dolce e intransigente allo stesso tempo, capace di plasmare i suoi rampolli a propria immagine e somiglianza.
Il calcio per lui è stato tutto, anche fuori dal rettangolo di gioco.
Gli bastava osservare un gruppo di ragazzini intenti a tirare calci sulla spiaggia per correggergli ogni movimento, oppure fissare con lo sguardo anche uno sconosciuto impegnato a fare footing.
“Su quelle gambe”, diceva, un comando al quale era difficile disobbedire, pena un calcio nel sedere.
Olferino Di Spigno
Un registro con le pagine ingiallite dal tempo trascorso, articoli di giornale sistemati puntigliosamente in ordine cronologico con vicino le formazioni delle squadre e i marcatori, dove tra tutti spicca il nome di Olferino Di Spigno, classe 1912, goleador mitraglia del Terracina.
Documenti che sono un prezioso testamento che il bomber dal baschetto ha realizzato partita dopo partita, a ricordo di una carriera dalle innumerevoli soddisfazioni.
Olferino Di Spigno ha fatto la fortuna anche di altre squadre oltre che del Terracina (Civitavecchia, Fondi, Formia, Ostiense e Gaeta), per non parlare poi dell’exploit nella rappresentativa regionale.
Dotato di un fisico prestante, Di Spigno si è distinto nel corso degli anni grazie alla sua straordinaria forza di volontà: nel suo repertorio c’era scatto, tiro e potenza.
Ha giocato fino a 40 anni e può essere considerato tra i centravanti più forti che abbiano mai indossato la gloriosa casacca tigrata.
Qualcuno afferma che oggi Olferino Di Spigno farebbe la fortuna di qualsiasi formazione di serie A.
@Everardo Longarini
La foto di una formazione della Di Biagio – Terracina del 1931/32 scattata presso il campo di via Del Molo (al porto).
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