“L’applicazione del patto di stabilità anche ai piccoli Comuni tra i 1000 ed i 5000 abitanti a partire dal 2013 è una prospettiva insostenibile e rasenta la follia, non solo per il sacrificio finanziario richiesto ma anche per la sua irragionevolezza e ingestibilità tecnica“. E’ quanto ha dichiarato Mauro Guerra, Coordinatore nazionale piccoli Comuni Anci, riassumendo quanto emerso dalla riunione della Consulta Nazionale Anci dei Piccoli Comuni riunitasi ieri presso la sede dell’Associazione in vista della XIII Conferenza nazionale dei Piccoli Comuni che si terrà a Firenze il 23 ottobre.
“I bilanci di questi Enti – spiega Guerra – sono di entità ridotta, estremamente rigidi e con una dipendenza quasi totale da fonti esterne per ciò che riguarda gli investimenti, ciò comporta l’impossibilità di governare ragionevolmente i flussi di cassa così come richiesto dal patto di stabilità. Inoltre i piccoli Comuni sono impegnati sempre più a costruire le gestioni associate obbligatorie di sostanzialmente tutte le loro funzioni fondamentali, uno sforzo di immane riorganizzazione complessiva. Un processo di per se difficile e assolutamente incompatibile con la rigidità delle regole del patto di stabilità definite su ogni singolo Ente“.
“Tutto ciò, unitamente al devastante impatto recessivo e di blocco delle economie locali minori che queste misure già stanno producendo, impone di riesaminare urgentemente l’intera questione, scongiurando da subito ogni ulteriore ripercussione negativa. Non intendiamo certo sottrarci ai doveri di contribuire al risanamento della finanza pubblica – conclude Guerra – ma proprio per questo chiediamo con forza che non si estenda l’applicazione di norme irragionevoli e dannose per la gran parte del Paese e delle economie locali“.