“L’anno scorso avevano conquistato il triste primato di imprese più tartassate d’Italia. Quest’anno per artigiani, commercianti e pmi romane c’è una buona notizia: il peso fiscale (Total tax rate) si è alleggerito rispetto a un anno fa. Si sfilano dunque la medaglia d’oro e scendono dal podio, conquistandosi un più leggero quarto posto. Ma al di là delle buone notizie legate alla graduatoria delle città italiane (Cuneo la più virtuosa, Reggio Calabria, Bologna e Napoli le più tartassate), tasse, tributi e imposte pesano ancora tanto. Cna di Roma ha elaborato la classifica della Cna nazionale contenuta nel consueto osservatorio ‘Comune che vai, fisco che trovi’ e fatto i conti di quanto si alleggeriscono le casse delle imprese dopo l’arrivo del fisco. Le proiezioni sul 2015 sono state effettuate da Cna nazionale sulla base delle aliquote del 2014“. Così una nota della Cna Roma.
“Prendiamo un’impresa individuale che utilizza un laboratorio artigiano di 350 mq e un negozio destinato alla vendita di 175 mq. Dispone, inoltre, di macchinari, attrezzature, mobili e macchine d’ufficio e di un automezzo per il trasporto. Tolti costi per macchinari, stipendi per 4 operai e un dipendente e altre spese – spiega la Cna di Roma – il suo reddito, prima delle imposte deducibili, è di 50mila euro. Dopo, il conto precipita a 14.154 (era a 17.139 nel 2011). Il 71,7% finisce al fisco (era il 74,4% l’anno scorso), contro una media nazionale del 62,2%. Circa metà (36,3%) di queste tasse e imposte finisce nelle casse di Comune e Regione (14.098 euro solo per Imu, Tasi e Tari). Ma perché la Capitale continua a ricoprire i primi posti in classifica? Per l’aumento dell’imposizione comunale, che tra il 2011 e il 2012 ha corso più della media nazionale. Aumento confermato anche tra il 2013 e il 2014 (intorno al 37%). Prendiamo le imposte sugli immobili: a Roma l’impresa tipo pagava poco meno di 3 mila euro di Ici nel 2011, e circa 7.100 euro di Imu e 750 euro di Tasi nel 2014, applicate entrambe ad aliquota massima. Un aumento così elevato anche per via dell’aumento del valore catastale degli immobili strumentali usati dall’impresa. A conti fatti, Imu e Tasi pesano da sole per il 15,7% (+9,8% rispetto all’anno prima). Solo per i rifiuti, l’impresa tipo ha pagato complessivamente (dal 2011 al 2014) il 240% in più del dato medio nazionale: solo l’anno scorso, 6.241 euro, un po’ meno (170 euro) dell’anno prima. Mettendo insieme Imu, Tasi e Tari sugli immobili strumentali si arriva ai suddetti 14.098 euro. Nel 2015 solo per Imu più Tasi le imprese pagheranno il 62,6% in più del 2011. Per la Tari l’8,8% in più. Venendo invece alle addizionali locali, quella Irpef regionale aumenterà del 13% nel 2015 (circa 80 euro in più per l’impresa individuale presa come esempio) e quella comunale dell’11% (33 euro). Di buono c’è che l’impresa tipo di Roma nel 2015 pagherà 3.856 euro in meno di Irap, scesa del 55% (al 4,82%) per effetto della riduzione sia nel 2014 che nel 2015. Una flessione evidente nel Lazio, dove l’aliquota pesava più che altrove. Da inizio anno a oggi, artigiani, pmi e commercianti della Capitale hanno lavorato solo per pagare le tasse. E continueranno a farlo fino al prossimo 18 settembre. Festeggeranno il tax free day con una fetta di torta un po’ più grande dell’anno scorso: 11 giorni in meno“. “Siamo felici che quest’anno non siamo primi in classifica, ma le classifiche della Cna nazionale continuano a essere allarmanti: questo livello di tassazione non permette il recupero del Pil regionale. Il fisco locale continua a pesare sui bilanci delle pmi romane. Ribadiamo quanto chiediamo da tempo: si avvii un confronto per riallineare Roma con le altre realtà italiane, soprattutto con le aree metropolitane. Servono politiche di sviluppo dell’economia reale per creare occupazione e ricchezza“, commenta Erino Colombi, presidente Cna di Roma.