REGIONE, ABBRUZZESE (FI): PRESENTATA MOZIONE PER ALLESTIMENTO PRESEPE
“Ho presentato in questi giorni una mozione che invita il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti ad allestire in un luogo istituzionale e in una piazza un Presepe; a coinvolgere tutti i consiglieri nella realizzazione della rappresentazione della nativita, per non gravare sulle casse dell’amministrazione pubblica. Inoltre il provvedimento impegna il governatore ad organizzare una inaugurazione del Presepe invitando i rappresentanti e i cittadini appartenenti alle comunità di altre fedi religiose presenti nel territorio per una condivisione di questo simbolo cultural- religioso e per celebrare insieme i valori della tolleranza e della pace“. Lo dichiara in una nota Mario Abbruzzese, consigliere regionale di Forza Italia del Lazio.
“Dunque – prosegue la nota – per la difesa della nostra cultura e delle nostre tradizioni cristiane, ‘Un presepe in ogni Comune’. Gli attentati terroristici che hanno colpito Parigi lo scorso venerdì 13 novembre rappresentano un attacco al cuore dell’Europa e quindi all’intero mondo occidentale. Tali atti, come ha dichiarato il Presidente Francese Hollande al Parlamento sono atti di guerra, che hanno fatto almeno 129 morti e numerosi feriti. Costituiscono un’aggressione contro il nostro Paese, contro i suoi valori, contro la sua gioventù, contro il suo modo di vivere. Considerate le notizie che diverse scuole avrebbero cancellato alcune iniziative legate alla celebrazione del Natale per ‘non turbare’ la sensibilità delle famiglie non cattoliche, mi preme sottolineare che le nostre tradizioni culturali, artistiche e religiose sono elemento costitutivo della nostra identità nazionale ed europea. Negli ultimi decenni la popolazione italiana si è arricchita della presenza di migliaia di cittadini provenienti da altri paesi, anche extraeuropei, in cui la popolazione professa una fede diversa da quella cristiana o cattolica. L’integrazione passa attraverso l’affermazione e il rispetto delle proprie tradizioni e non si basa su ipocrite rinunce, inutili e dannose. Inoltre, la nostra cultura occidentale è fondata sui valori dell’Umanesimo e della tradizione cristiana.
Pertanto, il presepe rappresenta oltre che elemento di cultura e tradizione, uno straordinario messaggio di pace, serenità, civile convivenza tra i popoli e proiezione nel futuro in particolar modo per le giovani generazioni.
La previsione dell’esposizione di simbologie religiose in pubblici spazi e locali non contrasta con la diversa concezione della laicità e che non preclude il riconoscimento del valore e del rilievo del fenomeno religioso nella sfera pubblica e che tali simbologie non costituiscono elemento di offesa nei confronti di appartenenti ad altre confessioni religiose; è importante, dunque, responsabilizzare ciascun componente del Consiglio quale espressione della cittadinanza a testimoniare l’identità culturale di appartenenza contro la minaccia di disintegrazione delle nostre tradizioni, anche quelle religiose, in particolare con l’approssimarsi delle festività natalizie“.
FI. STELLA: VERDINI RESPONSABILE FALLIMENTO PARTITO
In Forza Italia “mi preoccupa il non soddisfacente dato nazionale“. Questa situazione “è ascrivibile a chi aveva la responsabilità di guidare questo partito. Per questo non posso che essere contento del fatto che quella responsabilità non ce l’abbia più Denis Verdini“. E’ duro l’affondo che Marco Stella, coordinatore di Forza Italia Firenze e vicepresidente in Consiglio regionale, rivolge all’ex coordinatore forzista.
Giudizi su cui pesa il dato nazionale ma anche quello fiorentino e toscano visto che “fino a prova contraria Verdini in questa regione contava qualcosa“. Per Stella, che ha presentato il nuovo coordinamento cittadino del partito, “la politica deve cominciare ad essere schietta, individuando i responsabili delle azioni fatte. Se Forza Italia Firenze fallirà, il primo che avrà fallito avrà un nome ed un cognome, cioè Marco Stella. Su questo non c’è ombra di dubbio. Quando i risultati sono pessimi, non capisco perche’ si debba dare la colpa all’astensione o a qualcun altro“.
L. STABILITÀ, ORFINI: INTERVENIRE SU ALCUNI EFFETTI ART.5 LEGGE LUPI
“Ho presentato un emendamento alla Legge di stabilità per intervenire su alcuni degli effetti dell’art. 5 della legge Lupi, una norma che, negando residenza e allacciamento ai pubblici servizi a chi occupa abusivamente un immobile, genera delle gravi conseguenze di carattere sociale, come l’impossibilità di usufruire del diritto alla salute e allo studio, oltre che del rilascio di permessi di soggiorno e documenti di identità, tutti legati alla residenza“. Lo dichiara in una nota Matteo Orfini, parlamentare e presidente del Pd.
“Naturalmente non si tratta di legittimare le occupazioni illegali, ma è evidente che questa disposizione, così concepita, non è sostenibile, poiché produce effetti lesivi di diritti costituzionali – prosegue – come la tutela della salute e l’accesso all’istruzione, coinvolgendo in questi effetti, peraltro, la vita e la serenità di bambini ai quali viene di fatto assegnata una colpa per essere nati e per vivere in una casa occupata. E inoltre, questa norma sta producendo di per sé ulteriori reati – a partire dalla dichiarazione fittizia di residenza – e gli enti locali si trovano nella difficile situazione di far fronte all’esasperarsi della questione sociale e dei disagi per le fasce più esposte. L’emendamento che ho presentato per escludere dall’applicazione dell’art. 5 almeno le categorie più deboli è stato dichiarato inammissibile, ma auspico che il Governo voglia farlo suo per risolvere una situazione che colpisce in questo momento soprattutto i bambini e le persone malate, nella prospettiva di affrontare in modo complessivo la questione dell’emergenza abitativa, correggendo ed integrando quanto nella Legge 80 è risultato inefficace“.
PARTITI, STORACE: NON SOTTOVALUTARE O DEMONIZZARE TEMA DIVISIONI DESTRA
“Il tema della divisione a destra c’è tutto e non si devono commettere due errori: sottovalutarlo o demonizzarlo. Purtroppo, la scelta di portare un conflitto politico all’interno di una fondazione è stato qualcosa di mai visto nella politica italiana. Lo avevamo detto alla vigilia: accettare che chi ha altre appartenenze politiche, da Forza Italia a Ncd e varia umanità, fosse titolato a decidere sul futuro della destra italiana era abbastanza curioso, diciamo. Averlo accettato, da una parte e dall’altra, ne comporta le logiche conseguenze. Che sono di rottura sostanziale di rapporti. La fondazione AN, in quella sciagurata riunione, ha deliberato un percorso e ora sarà interessante comprendere come vi si darà seguito. Le aperture ad altri mondi da parte di Fratelli d’Italia hanno prodotto per ora risultati ancora tutti da individuare nella loro potenzialità“. Lo scrive nell’odierno editoriale su Il Giornale d’Italia, Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra e vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio.
“Cioè è successo ben poco – continua Storace – Certo, Terra Nostra, l’iniziativa annunciata da Giorgia Meloni e di cui abbiamo letto su qualche giornale, sembra andare nella direzione dell’allargamento contenuto del suo partito. Ma se tutto si limita a pochi ingressi, si rischia di bissare l’esperienza dell’Officina a cui, ricordo, La Destra non fu mai invitata. Il che non ci impedì comunque di superare la polemica di allora con una appassionante campagna elettorale alle regionali con oltre cento comizi a sostegno di Fratelli d’Italia. Terra nostra, però, non sembra appassionare tutti, a destra. Ci sono altre terre che restano tenacemente presidiate da altri – l’affollata manifestazione di Azione nazionale sabato scorso a Roma ne è stata esempio – e che non trovano affascinante il percorso che Fdi vorrebbe avviare. Il che pone problemi. Uno, alla fondazione An, ma francamente riguarda chi ne fa parte e non noi che per fortuna ne siamo esclusi. Per nostra precisa scelta politica. L’altro, riguarda tutti, tutti quelli che vogliono restare ancorati a destra, prima di decidere di approdare a quella Lega che sta diventando sempre più interessante per molti di noi.
Fratelli d’Italia, in questa condizione, rischia di essere percepita come uno dei soggetti – anche se il più importante – ma non l’unico. Accadde anche a La Destra proprio quando Fdi si staccò dal Pdl, pur restando nella coalizione di centrodestra, al contrario di quel che capitò a noi quando nascemmo. Chi legge l’elenco di amministratori che figurano nel nuovo movimento, conta decine di migliaia di voti in grado di fare la differenza.
Nelle regioni rappresentanze consiliari si cominciano già a manifestare in Lombardia e Piemonte, in Trentino Alto Adige e poi in Calabria per restare alle adesioni iniziali rese note; nelle grandi città, ci sono bandierine issate a Trieste come a Bologna, a Torino come a Napoli e poi decine e forse centinaia di amministratori locali in tutte le regioni italiane. È terra da esplorare e non da ignorare. Dieci anni fa ho avuto come assessore nella mia giunta regionale una intelligenza del livello di Andrea Augello. Oggi non sta né nella Terra Nostra né nella Terra altrui. Va lasciato a Quagliariello, senza nemmeno provarci?“.
SALUTE, SANTORI: “CONTINUA VALZER NOMINOPOLI, DE SALAZAR AD ASL RMG”
“De Salazar, definito nel decreto di nomina come il più esperto, è stato improvvisamente spostato dalla direzione generale della Asl Roma B alla Asl Roma G ma, come avvenuto precedentemente, è stato pescato fuori dalla short list che secondo Zingaretti doveva essere il punto di riferimento per scegliere i più meritevoli. Caroli è scappato dimettendosi e, senza valutazione dell’organismo preposto, è stato premiato dalla Asl Roma G con la nomina a commissario dell’ospedale Sant’Andrea. A Viterbo dopo l’inconferibile Luigi Macchitella, battezzato a forza Commissario straordinario, è arrivata la Donetti che, in perfetta continuità con il suo predecessore che la promosse nel 2008 quando era Direttore del San Camillo, si porta al seguito anche enormi dubbi sulla legittimità della sua nomina, come il requisito dei 5 anni di direzione di struttura complessa. Su tutte le altre Asl solo voci che si rincorrono che di fatto stanno bloccando il sistema sanitario regionale. Insomma, mentre la sanità va a rotoli, il quadro delle nomine resta inquietante, ancor più se si ascoltano le oscure motivazioni di questi spostamenti offerte dal direttore della Cabina di Regia sulla Sanità D’Amato, che continua a decidere a suo piacimento“. Lo dichiara in una nota Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio che sul tema presenterà una interrogazione urgente al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
“Nel frattempo la misera rivoluzione del finto accorpamento delle Asl romane langue in commissione salute e la Corte dei Conti continua a bastonare la Regione Lazio sulla diminuzione del disavanzo sanitario – conclude – Dalla relazione al giudizio di parificazione al bilancio regionale 2014 del giudice della contabilità, infatti, si evince che la Regione Lazio avrebbe potuto abbassare le tasse, ma non l’ha fatto, lasciando così il cappio al collo ai cittadini laziali, che continuano a pagare un’aliquota Irpef altissima, ma a non avere i servizi essenziali“.
SANITÀ: SINDACATI MEDICI, CON SCIOPERO GENERALE DEL 16 PROSEGUE PROTESTA
Mobilitazione continuerà in altre forme in assenza di risposte a problemi segnalati da professionisti e cittadini
La protesta dei medici non si ferma. Dopo la manifestazione dei medici di sabato 28 novembre – che ha lanciato l’allarme sulla crisi, “forse non ancora irreversibile, della sanità pubblica la cui esistenza nel prossimo futuro non è più scontata” – i camici bianchi italiani si preparano allo sciopero generale di 24 ore di mercoledì 16 dicembre. “In assenza di un confronto programmatico con le istituzioni, rimangono senza risposta le criticità sofferte ed evidenziate dai professionisti e dai cittadini, mettendo a rischio la tenuta del sistema“, ricordano le sigle sindacali delle diverse componenti mediche, unite nella giornata di sciopero.
Sette le richieste “chiare anche per il peggior sordo, che poi è quello che, pur dicendo di sentire, non vuole o non sa ascoltare“, scrivono i sindacati: apertura dei tavoli di contratto e convenzioni, non a costo zero, per valorizzare, dopo 6 anni di blocco, la fatica e la responsabilità del lavoro professionale, strumenti di governo e innovazione e sedi di cambiamenti; abolizione del comma 128 della legge di Stabilità, che depaupera la contrattazione aziendale di risorse storiche. E, ancora, approvazione di un piano di assunzioni e di stabilizzazione di precari, che affronti la normativa europea sull’orario di lavoro, evitando il pagamento di pesanti sanzioni alla Ue, e la gobba demografica, che vedrà uscire dal lavoro attivo 13.000 medici nel prossimo biennio.
L’elenco delle richieste prosegue con l’avviamento del confronto sull’articolo 22 del Patto della salute, per rimediare alle condizioni mortificanti e marginalizzanti di esercizio della professione; l’aumento della sicurezza delle cure per cittadini ed operatori, attraverso una legge organica, già approvata da non trasformare in spezzatini vaganti nel mare della giurisprudenza italiana; Ultime due richieste quelle della riforma delle cure primarie, nel rispetto del valore del lavoro e della dignità dei medici, per favorire la integrazione del territorio con l’ospedale e un concreto rilancio della prevenzione, e quella di cancellare la subordinazione della rete ospedaliera e territoriale alle facoltà di medicina, prevista dalla legge di Stabilità.
“Le categorie professionali sono parte della soluzione alla crisi di sostenibilità del sistema sanitario, per contenere i costi e migliorare efficacia ed efficienza. Se, invece, si vuole cambiare pelle al Ssn, noi non ci stiamo“. “Continuiamo a ritenere necessaria una infrastruttura civile come la sanità pubblica, che non si salva se non insieme a chi ostinatamente continua a tenerla in piedi“, conclude la nota firmata da Anaao Assomed; Cimo; Aaroi-Emac; Fp Cgil Medici; Fvm; Fassid (Aipac-Simet-Snr); Cisl medici; Fesmed; Anpo; Ascoti-fials medici; Uil fpl medici; Fimmg; Sumai; Snami; Smi; Intesa sindacale (Cisl medici-Fp Cgil medici-Simet-Sumai); Fespa; Fimp; Fipe; Andi; Assomed Sivemp; Sbv.
L. STABILITÀ. ANCI: NON PENALIZZARE I PICCOLI COMUNI
“Desta forte preoccupazione l’emendamento su una nuova ricomposizione degli organi nei Comuni fino a 10.000 abitanti. Sarebbe la terza volta in tre anni“. Lo dichiarano Massimo Castelli, sindaco di Cerignale e Roberto Pella, sindaco di Valdengo, rispettivamente Coordinatore nazionale Anci piccoli Comuni e Vicepresidente Anci in rappresentanza dei Comuni di minore dimensione demografica.
In Commissione Bilancio della Camera, dove è attualmente in discussione il ddl sulla Stabilità, era stato dichiarato inammissibile per estraneità di materia ma successivamente riammesso un emendamento che riduce ancora una volta il numero dei Consiglieri comunali e delle Giunte dei Comuni fino a 10.000 abitanti.
“Dopo aver ritrovato, grazie alla legge ‘Delrio’ dell’aprile 2014 un minimo di dignità democratica e di partecipazione – garantendo nello stesso tempo l’invarianza della spesa rispetto al taglio degli organi dei Comuni già previsto dall’art. 16, comma 17, del decreto legge 138/2011- parrebbe nuovamente messo in discussione il sistema attuale di rappresentanza locale“, proseguono Castelli e Pella.
“Questa logica dimostra ancora una volta quanto poco si conoscano i territori e chi cerca ancora di amministrarli, in un regime di fatto di volontariato e di servizio sociale, molto spesso sottraendo tempo e risorse proprie per dedicarsi alla cosa pubblica. E’ bene evidentemente ricordare, ad esempio, che l’abrogazione totale delle Giunte disposta in base al citato art. 16, per un “costo” di un Assessore sotto i 1.000 abitanti pari a 120 euro lordi ma dimezzata se il lavoratore/amministratore non ha richiesto l’aspettativa, ha causato sia problemi applicativi sia di oggettiva funzionalità degli Enti di ridotta dimensione demografica, spesso con territori vasti e fragili da presidiare.
Per non parlare dei gettoni pari a 17 euro lordi previsti per i Consiglieri comunali dei Comuni fino a 1.000 abitanti e di 18 euro sempre lordi per i Comuni da 1.001 a 10.000 abitanti” evidenziano i rappresentanti di Anci nazionale.
Gli emolumenti degli Amministratori locali sono stati fissati 15 anni fa con decreto ministeriale, il DM 119 del 2000. Le indennità sono intere oppure subiscono un dimezzamento se il lavoratore dipendente non è in aspettativa. Gli importi indicati sono lordi e sono soggetti ad una ritenuta del 20%. Non è stato mai disposto, benché previsto per legge, l’adeguamento triennale delle indennità e gettoni alle variazioni degli indici ISTAT del costo della vita, valutato in 15 anni in un mancato aggiornamento di oltre il 30%. Va tenuto conto, infine, della riduzione del 10% degli importi a seguito di una delibera del 24 novembre 2011 della Corte dei Conti a Sezioni Riunite espressasi in merito a dubbi interpretativi sugli emolumenti degli Amministratori locali.
GIUSTIZIA, CORECOM: PRESENTATO RAPPORTO SU CONFLITTI E CONCILIAZIONE 2015
“E’ stato presentato oggi, presso la sede della Città metropolitana di Roma Capitale, Palazzo Valentini, il ‘Rapporto sui conflitti e sulla conciliazione 2015’, elaborato dall’Osservatorio sui conflitti e sulla conciliazione. All’incontro, cui era presente il presidente del Corecom Lazio Michele Petrucci, hanno partecipato il presidente del Tribunale di Roma e presidente dell’Osservatorio, Mario Bresciano, il commissario straordinario dell’Istituto Jemolo e coordinatore del comitato scientifico dell’Osservatorio, Alessandro Sterpa, che ha presentato il Rapporto, e il vicepresidente dell’Osservatorio, Massimiliano Sieni, che ha concluso i lavori“. Lo comunica in una nota il Corecom Lazio.
“Il rapporto fotografa l’evoluzione normativa e dottrinale sulla materia, concentrando l’ottica sulla domanda di giustizia dei cittadini e offrendo dati concreti sull’attività di conciliazione – prosegue la nota – tradottasi ormai in un sistema sempre più incidente sulla convivenza civile e nei rapporti sociali ed economici. Per la prima volta inoltre, la ricerca dà spazio a buone pratiche e proprio in questo ambito è stato inserito il contributo del Corecom Lazio. Proprio per l’inserimento del Corecom nelle ‘buone pratiche’ il presidente Petrucci ha ringraziato Mario Bresciano, Massimiliano Sieni e Alessandro Sterpa: ‘Lo considero un prestigioso ed autorevole riconoscimento al lavoro – ha spiegato Petrucci- che il Corecom Lazio svolge quotidianamente al servizio delle persone e delle imprese del Lazio nella risoluzione tempestiva e equa (e con una percentuale di esiti positivi di oltre il 75% ) di oltre diecimila controversie anno, nel settore delle comunicazioni elettroniche’“.