Un appello per costruire una coalizione nuova, che non disperda un patrimonio, che eviti di tornare indietro o che si affermino derive pericolose.
Un appello ad aprire una fase nuova per la vita della nostra comunità.
I cinque anni che abbiamo alle nostre spalle sono stati anni difficili, durissimi. Agli effetti di una devastante crisi italiana e internazionale si aggiungeva la situazione sostanzialmente fallimentare di un ente regionale gravato da un debito di 22 miliardi di euro. Sebbene il Commissariamento fosse già in vigore da anni, nel 2013 la nostra sanità continuava a produrre disavanzo, il blocco delle assunzioni e la contrazione degli investimenti erano caratteristiche strutturali del sistema tenuto in vita spesso solo dagli sforzi, spesso eroici, dei medici e degli operatori. In questo quadro, la presenza di una macchina burocratica regionale fuori misura appesantiva ogni possibilità di efficientamento e programmazione unitaria delle politiche regionali. Inoltre oggi non lo ricordiamo quasi più, ma nel 2013 il Lazio era la Regione degli scandali.
In questi anni, quindi, non abbiamo solo combattuto gli effetti di una crisi senza precedenti, ma affrontato una vera e propria emergenza democratica, dove l’incertezza e la mancanza di strategie per il futuro si coniugavano con un allargamento della forbice sociale, mettendo a rischio le ragioni stesse del nostro stare insieme.
Per farlo, abbiamo subito chiarito che per noi risanare i conti non significava produrre altra austerità. Che risanamento, sviluppo e allargamento dei diritti erano obiettivi da perseguire contemporaneamente. Perché il punto non è tanto spendere di meno, quanto essere capaci di spendere meglio, con misure più efficienti e inclusive.
Lo abbiamo fatto a viso aperto. Mettendoci tutto il cuore, l’intelligenza di cui disponiamo e anche la faccia. Aprendo la Regione a energie nuove e pulite. Lo abbiamo fatto senza nascondere i problemi, senza scaricarli sugli altri o su chi c’era prima di noi.
Abbiamo eliminato il disavanzo di circa 700mln nella sanità che concretamente ha significato superare il blocco del turn over portando le assunzioni dalle 63 del 2013 alle 3500 di questo biennio con l’avvio dopo anni della stabilizzazione dei lavoratori precari, mentre i livelli essenziali di assistenza hanno superato per la prima volta il livello di appropriatezza passando dai 152 del 2013 ai 178 del 2016 (quando il minimo previsto per legge è di 160). Insieme al risanamento, abbiamo dimostrato che è possibile migliorare le cure e abolire l’extra ticket regionale sulle prestazioni sanitarie.
Pagare i debiti della Regione alle imprese ha spesso permesso di salvare aziende dal fallimento e con esse i posti di tanti lavoratori. Ridurre i tempi di attesa dei pagamenti dei fornitori della Regione dai 1025 giorni previsti nel 2013 ai 26 giorni attuali significa garantire a tutti, e non solo ai più forti o ai soliti noti, la possibilità di lavorare con la Regione. Risanare il Cotral o pagare FS non ha portato solo a fare quadrare i bilanci, ma acquistare finalmente nuovi autobus e incrementare le corse così come comprare treni più moderni per tutti i pendolari.
Grazie a questa ispirazione abbiamo vinto molte battaglie, ma ovviamente non tutto è stato risolto, anzi. Sono in primo luogo io a dire che è necessario un ulteriore cambio di passo, per voltare pagina definitivamente.
Per consolidare i risultati positivi raggiunti, aggredire i nodi ancora da sciogliere, tutelare ancora meglio i beni comuni, continuare ad allargare gli spazi di partecipazione, favorire la crescita economica e la nuova industria come abbiamo fatto in questi anni salvaguardando i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e sostenendo chi non ce la fa a stare nella nuova competizione globale.
Per fare tutto questo, Il Lazio ha bisogno di una nuova svolta che non può che vedere protagonista la sua sinistra. Una sinistra aperta, plurale, per ridare centralità a obiettivi strategici come la riduzione delle diseguaglianze e la lotta per la democrazia, l’inclusione, la partecipazione. Una sinistra che sappia guardare come si muove l’economia del futuro senza dimenticare la forza del lavoro, del buon lavoro, quale elemento fondante e costituivo della nostra società. Ora possiamo lavorare per costruire un nuovo modello di sviluppo.
Faccio quindi un appello all’unità della sinistra nel Lazio; un appello non formale, ma basato sulla mia ferrea convinzione che solo con una sinistra forte delle proprie idee e coesa nel proprio percorso sia possibile lavorare davvero per i cittadini del Lazio, continuare a contrastare le diseguaglianze, affrontare l’enorme questione sociale che abbiamo sotto i nostri occhi e che è ancora lontana dall’essere risolta. La sinistra a Roma e nel Lazio per me, per la mia storia e visione, è stata ed è soprattutto questo. È il compito di tutti noi non disperdere quelle energie, ma anzi raccoglierle e rafforzarle rendendole in grado di vincere, insieme, le sfide dei prossimi anni.
Nicola Zingaretti