“Dopo due mesi di sollecitazioni e denunce sulla stampa è arrivato un piccolo spiraglio di luce dall’amministrazione comunale sulla gestione dei rifiugiati, ma la domanda sorge spontanea: dove vivono i nostri amministratori?”. E’ l’affondo della Lista Macci sulla risposta del Sindaco di Priverno e dell’Assessore ai Servizi sociali all’interrogazione a risposta scritta presentata dal consigliere Marcello Vellucci.
“Infatti il Sindaco e l’Assessore hanno farfugliato sull’abitudine assunta da molti immigrati di stazionare davanti ad attività commerciali per chiedere l’elemosina, nonostante ad essi siano riconosciuti dei contributi giornalieri. La risposta è tutta un programma: ‘Si invita il consigliere Vellucci ad esplicitare se le sue affermazioni sono il frutto di una conoscenza diretta di fatti e circostanze specifiche’.
Nessun esponente dell’amministrazione comunale se ne è reso conto, come del resto avviene per il rovistaggio nei cassonetti dell’immondizia e testimoniato da decine di foto apparse sui social network?”.
Ma la Lista Macci ha annunciato la predisposizione di un’altra interrogazione in particolare sul numero degli ospiti, della rete Sprar e dei Centri accoglienza straordinari: “Finalmente abbiamo saputo che tra rifugiati, richiedenti asilo e anti tratta sono ospitati 115 rifugiati – che vanno a sommarsi ad altri 1191 immigrati residenti – nel nostro comune.
Non siamo ideologicamente contrari alla partecipazione alla rete di accoglienza, ma occorre – è l’analisi della Lista Macci – aprire una riflessione sulla soglia di capacità di inclusione. Al di là della titolarità dei vari progetti è stata di gran lunga superata quella che è la previsione “standard” di 3 rifugiati ogni mille abitanti, per cui a Priverno dovrebbero essere ospitati al massimo 42 rifugiati”.
Ma l’apice della confusione è stato raggiunto con le giustificazioni del Sindaco e dell’Assessore poste a sostegno dell’avvenuto affidamento della gestione dell’accoglienza senza gara, sul quale la Lista Macci ha presentato già un esposto alla Procura della Repubblica di Latina e alla Corte dei Conti.
“In sintesi nella risposta alla interrogazione è stato affermato: ‘poiché il bando del Ministero prevedeva un termine di pochi giorni per partecipare ai progetti di accoglienza, era impossibile procedere ad una qualsivogliaprocedura selettiva’. E questo pur riconoscendo che ‘il bando Sprar per gli importi previsti dal Ministero si collocava in una procedura concorsuale sopra soglia’.
Dunque il Comune di Priverno non avrebbe potuto procedere con un affidamento diretto che supera in tre anni la modica cifra di 900mila euro. Quindi è come dire: io voglio realizzare un’opera ma poiché non faccio in tempo a fare la gara scelgo direttamente il progettista e la ditta!!!
Non fare la gara, oltre ad omettere disposizioni normative precise e salvaguardare la parte economica dell’Ente nella presentazione di offerte migliori e migliorative nei servizi, significa anche non costruire un capitolato di appalto che si attagli alle necessità del Comune di Priverno e determini con esattezza compiti e doveri del committente e dell’aggiudicatario; ciò vuol dire, risparmio e facilità nel controllo della gestione del servizio. Affidare a terzi non significa venir meno della responsabilità anzi, tutt’altro. Non finisce qui”.