Ormai è quasi al calor bianco il braccio di ferro tra il ministro per gli Affari Regionali, Graziano Delrio, e l’Upi, l’Unione delle Province d’Italia, guidata da Antonio Saitta. L’oggetto del dissidio continua a rimanere, naturalmente, l’azzeramento degli Enti, che il ddl messo a punto dal governo prevede a partire dal 2014. Ma Delrio – quasi annusando la stessa aria di incertezza che regnava a dicembre scorso in Commissione Affari Costituzionali del Senato, agli sgoccioli quindi del governo Monti – ribadisce che “è legittimo avere opinioni diverse ma il tema è nel programma del governo“. Secca la replica di Saitta, secondo il quale l’esecutivo Letta “sta facendo scelte senza dati certi”, soprattutto in tema di risparmi.
Delrio oggi è andato dritto al sodo e, quasi per convincere la nutrita pattuglia di parlamentari che comincia ad avere più di un dubbio sulla reale convenienza del colpo di spugna alle Province, ha ricordato, intervenendo a Radio 24, che “in primavera vanno rinnovati l’80% dei consigli provinciali“, per cui se il testo non fosse approvato “meglio dire che non si vuol fare la riforma“. Non senza aggiungere che in ogni caso “io spero che entro metà dicembre si approvi il provvedimento“. Delrio, ex presidente dell’Associazione dei Comuni, ha poi spento gli allarmi sull’occupazione, chiarendo che “dalla riorganizzazione delle Province non vi saranno licenziamenti ma solo maggiori sinergie” e quindi “i dipendenti non devono temere per i loro posti di lavoro”, anche se “certamente non ci saranno più turn over e ricambi“. Sul ddl di riforma, che secondo il ministro produrrà 110 milioni di risparmi, il governo ha chiesto la procedura d’urgenza “perchè – ha ribadito Delrio – crede in questa riforma attesa da 30 anni, che inoltre rafforza le unioni dei Comuni e finalmente istituisce le Città Metropolitane“. A stretto giro la replica di Saitta, che peraltro ha approfittato della presentazione di uno studio del Censis sui territori per informare che, secondo indiscrezioni, il testo “sarebbe stato modificato, con cambiamenti apportati dallo stesso Delrio“. Ma a parte questa parentesi, oggi il presidente Upi ha invitato il governo – “se le riforme istituzionali si devono fare a colpi di demagogia” – a dare il buon esempio, “cominciando ad esempio col tagliare i Ministeri inutili“, aprendo così la possibilità di creare “centinaia di migliaia di posti negli asili nido“. In risposta a quelli che l’Upi definisce “dossier inviati alla stampa“, Saitta definisce “strano che il governo dovendo diffondere i dati sui costi della politica utilizzi uno studio dell’Istituto Bruno Leoni del 2005 e non i dati del Ministero dell’Economia, di oggi; e che non si segnali – ha osservato l’amministratore piemontese – che, siccome nel 2011 il Parlamento ha votato una legge di taglio dei costi della politica, se si permettesse di andare alle elezioni nel 2014 i costi degli amministratori provinciali sarebbero di 32 milioni“.
Domani intanto l’Upi terrà a Roma un’assemblea nazionale nel cui ambito verrà presentata una ricerca del Censis, anticipata oggi, secondo la quale, tra l’altro, il trasferimento delle competenze sulla Scuola ai Comuni farebbe lievitare i costi. Per non parlare delle strade, tre quarti delle quali sarebbero sotto il controllo delle Province e addirittura in 20 Province si supererebbe l’80% della rete viaria complessiva.