Sul parere negativo reso noto ieri dalle Regioni sul riordino delle Province pesano molti elementi, non ultimi quelli relativi ai requisiti adottati, ma più in generale si segnala la necessità di “garantire la massima coerenza fra le funzioni e gli organi delle Province“. Ma dubbi vengono espressi anche nel merito della decretazione d’urgenza e sull’individuazione delle funzioni. E’ quanto si legge in una nota esplicativa delle Regioni, nella quale si segnala il permanere di dubbi “sulla coerenza, razionalità e ragionevolezza del provvedimento“, nella parte in cui, nelle stesse norme, “si applicano i requisiti previsti dalla deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio scorso e dall’altra vengono fatte salve situazioni particolari“. Su un fronte più generale ma pur di merito, le Regioni mettono nel mirino “le criticità determinate dal continuo utilizzo della decretazione d’urgenza” e “i profili di legittimità costituzionale della stessa“.
Per quanto riguarda poi le funzioni, le Regioni rilevano che “un nuovo e ulteriore decreto legge sulla materia rende assai complessa la definizione del quadro normativo attualmente vigente con riferimento alla determinazione delle funzioni della ‘nuova’ Provincia“. Il Cinsedo sottolinea poi in forma preliminare “la deminutio del ruolo del legislatore regionale, al quale risultano sottratte le possibilità discrezionali di scelta su quali debbano essere le funzioni amministrative effettivamente svolte dalle Province, nonché la mancata armonia degli ultimi interventi (dl 201/2011, 95/2012 e 188/2012) con il disposto degli articoli 114 e 118 della Costituzione“.