All’Unione delle Province Italiane (Upi) proprio non va giù il decreto di riordino approvato ieri a Palazzo Chigi e mette nel mirino l’intero provvedimento, a cominciare dalla mannaia che a gennaio prossimo dovrebbe abbattersi sulle Giunte. Ma la rabbia è davvero tanta se il vicepresidente dell’associazione e presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, arriva a dire “che ci troviamo di fronte a un governo di prefetti”, invitando i ministri Patroni Griffi, Cancellieri e Catricalà “ad andare a vedere sul serio come funzionano le Province, che lavorano sodo e con grande senso delle istituzioni nonostante la penuria di soldi”. Lo stesso presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione dal canto suo difende le Province dall’accusa di “arroccamento” e parla di “forzature” da parte del Governo. “Noi non contestiamo i tagli, ma come sono stati fatti. Per noi questo è un progetto da portare avanti ma il governo deve ascoltare i territori perché è inaccettabile procedere così”, spiega. L’azzeramento delle Giunte viene dunque giudicata dall’Upi come “inatteso” visto che il processo di riforma è stato voluto anche dai presidenti delle Province. “Quanto al provvedimento sulle Giunte – spiega Saitta all’ANSA – avevamo spiegato al governo che era un progetto impraticabile e avevamo suggerito, al più, un loro dimagrimento ma non certo questo l’azzeramento”. I responsabili delle Province lamentano poi di essere ancora adesso, a decreto approvato, all’oscuro del complesso del provvedimento. “Mostrare la cartina e parlare con slogan, come è stato fatto ieri a Palazzo Chigi senza far conoscere il decreto ai diretti interessati. E’ umiliante. Ieri i ministri Patroni Griffi e Cancellieri – aggiunge l’amministratore Pd – sembravano due professori di geografia che però non sanno dare risposte a uno che, come me, in Provincia di Torino, si chiede come farà a gestire il territorio”. E per i parlamentari del Pd ha un suggerimento: “stiano attenti a non convertire il decreto così com’é, la riforma l’abbiamo voluta noi delle Province ma non si può toccare la democrazia, soprattutto in questo modo, sull’onda degli scandali”. Secondo Saitta infatti “si sta toccando l’impianto costituzionale in termini di garanzie alle autonomie locali, segnatamente per quanto riguarda la separazione dei poteri. E ora – avverte – scatterà un meccanismo rivendicativo di difficile gestione politica”. Aspro anche il giudizio di Dario Galli, presidente della Provincia di Varese: “l’accorpamento da subito degli enti non sarebbe stato possibile in questo Parlamento, considerando – dice l’amministratore della Lega – che nel 2014 ci saranno nuove maggioranze”. Sulla riforma Galli spiega di essere meravigliato che “tanti fini costituzionalisti che contro Berlusconi facevano battaglie di principio ora non abbiamo più nulla da dire”. Toni simili li usa anche il presidente della Provincia di Savona Angelo Vaccarezza (Pdl) che l’8 novembre proporrà ‘un giorno senza le Province’, un giorno “nel quale non funzioneranno le scuole perché nessuno accenderà i riscaldamenti, nessuno toglierà la neve nelle zone dell’ entroterra e i trasporti locali non funzioneranno perché non saranno finanziati”. Tutto questo per dire, osserva Vaccarezza, “che non si stanno tagliando le Province, ma i servizi che queste erogano ai cittadini”.