“L’unica ‘semplificazione’ – insiste Saitta che già ieri aveva denunciato la lesione del diritto di voto – è la cancellazione della democrazia, del diritto di votare liberamente chi amministra i territori“. “Il Parlamento ha deciso di seguire il Governo, nonostante l’allarme sull’aumento certo della spesa pubblica lanciato dalla Corte dei Conti, e quello del Servizio Bilancio della Camera sulla mancanza di coperture e il rischio di non rispettare il pareggio di bilancio. Nonostante tutti, Governo e Parlamento compreso, sappiano che il provvedimento non solo non produrrà risparmi, ma – spiega il presidente dell’Upi – porterà a un aumento certo della spesa pubblica e all’ennesimo prolificare di enti strumentali e agenzie regionali. Perché i Comuni – spiega – non sono in grado di gestire le funzioni di area vasta e le Regioni non sono enti di amministrazione: per erogare i servizi apriranno ennesime nuove agenzie, quelle su cui la Corte dei Conti ha lanciato già diversi allarmi, definendole ‘una fonte di perdite’. Oggi, secondo il Ministero dello Sviluppo economico che le ha censite, ce ne sono già 3.127 e sono costate nel 2012 oltre 7 miliardi 400 milioni di euro. Ma di questi organismi inutili, il Governo e Parlamento continuano a non volersi occupare, perché sono la zona grigia del potere“. Secondo Saitta le norme varate ieri “getteranno nel caos il Paese“. “Il solo articolo 15, quello che di fatto spezzetta le funzioni oggi assegnate alle Province in mille rivoli, prevede una serie di adempimenti, tra decreti attuativi, accordi, leggi regionali, per cui nella migliore delle ipotesi, a quasi 2 anni dall’entrata in vigore della legge – fa notare – ancora non saranno stati assegnati ai nuovi enti le funzioni, il personale, le risorse, il patrimonio. Ma la confusione è riscontrabile in tutto il testo: le oltre 20 Città metropolitane, la cui individuazione è stata fatta senza seguire alcun criterio reale, potranno decollare non prima del gennaio 2015. I Sindaci nominati presidenti di Provincia resteranno in carica 4 anni, anche se nel frattempo non saranno più sindaci, ma i loro consigli dureranno 2 anni: quindi non ci sarà alcun legame tra i due organismi. I bilanci degli enti saranno votati dal Consiglio, solo se un terzo dei comuni dell’assemblea avranno dato il consenso. Province e Città metropolitane potranno continuare a coesistere. Qualcuno ci spieghi dov’è la tanto sbandierata semplificazione che questo provvedimento introdurrebbe. Il Senato – conclude Saitta – si troverà ad avere la grande responsabilità di porre rimedio a questo pasticcio: ci auguriamo che abbia la determinazione necessaria ad affrontare con serietà e lontano dalle campagne mediatiche questo compito“.