L’altro corno del dilemma sempre con riguardo alle pensioni minime sarebbe stato superato dopo le insistenze di FI e direttamente di Silvio Berlusconi: il nuovo livello minimo salirebbe a 600 euro mensili ma solo per gli over75enni. La Commissione europea ha inserito le misure sulle pensioni nelle penalities sulla manovra di bilancio, ma nel complesso il governo è riuscito a superare l’esame.
Nel frattempo il ministro Calderone si è presentata in audizione al Senato per delineare le linee guida della riforma strutturale annunciata per l’anno prossimo, con entrata in vigore dal 1° gennaio 2024. Il ministro del Lavoro è sicuramente una persona competente che è stata per decenni una protagonista nel settore della previdenza privatizzata dei liberi professionisti; ma è anche un’abile politica maestra nell’arte del dire senza dire. La sua relazione si è caratterizzata per una sequela di ossimori e per la capacità di toccare tutti i punti sui quali vi sia una rivendicazione di qualche partito o sindacato, senza indicare soluzioni se non generali e generiche.
L’obiettivo enunciato è quello della revisione del sistema pensionistico nel segno della solidarietà e della sostenibilità per le future generazioni. Quindi, un sistema che garantisca sul lungo periodo la sostenibilità dei conti pubblici e l’adeguatezza dei trattamenti previdenziali. Il riferimento alle future generazioni indica la volontà di prevedere meccanismo che tutelino il diritto previdenziale anche a fronte di un mercato del lavoro che spesso comporta carriere discontinue, con il rischio di non maturare un trattamento adeguato.
Con la riforma, poi, dovrebbe cambiare il traffico delle uscite flessibili, mentre dovrebbe essere chiusa la stagione delle forme sperimentali di accesso alle pensioni. E’ questo un programma che non tiene conto del perché vengono assunte misure definite sperimentali per un certo numero di anni (come il triennio in cui è rimasta in vigore quota 100). Si tratta prevalentemente di un accorgimento di carattere finanziario: se una misura è definita sperimentale la copertura deve essere assicurata solo per quel periodo; se invece si trattasse di una norma di carattere strutturale sarebbe richiesta la copertura fini a regime o almeno per un decennio.
Calderone ha, poi, esplicitamente dichiarato di voler evitare «pericolosi scaloni anagrafici», come quello che si sarebbe verificato senza proroghe da gennaio 2023. Ad avviso di chi scrive la considerazione è pretestuosa proprio in considerazione delle tante via d’uscita flessibili, che consentono di ritirarsi con 63 anni (APE), 64 anni (Quota 103), dai 58 o 59 anni (Opzione Donna).
Proseguendo il ministro non poteva esimersi dall’affrontare la “grande illusione” del ricambio generazionale all’interno del mondo del lavoro. L’argomento è stato al centro del dibattito ai tempi di quota 100 rivelandosi subito una prospettiva solo teorica, perché questo ricambio non c’è stato nelle dimensioni attese. Un dato che sembrava essere acquisito in generale; ma evidentemente ci eravamo sbagliati perché il ministro intende ripercorrere questa esperienza prevedendo forme sostenibili di compartecipazione fra oneri a carico del datore di lavoro e dello Stato con esodo dei lavoratori più vicini alla pensione e percorsi mirati di staffetta generazionale con doti attrattive di incentivi alle assunzioni che consentano un efficace rilancio dell’occupazione giovanile.
A proposito di giovani non poteva mancare una presa di posizione del ministro dopo il dibattito che ha accompagnato questa misura nel corso della precedente.
Calderone ha confermato che saranno verificate, a favore delle generazioni più giovani, forme di garanzia pensionistica nel caso di carriere contributive discontinue; si disegneranno forme di potenziamento della posizione pensionistica in modo da formare in modo consapevole una futura rendita adeguata al tenore di vita con oneri calcolati secondo i principi generali del nostro ordinamento pensionistico. A chi scrive pare una frase un po’ sarchiaponesca. Vedremo.
Calderone ha infine confermato l’impegno del governo ad aprire anche sulle pensioni tavoli di confronto, per considerazioni più ampie, nel 2023. La prima riunione sulla riforma pensioni è prevista per il 19 gennaio.