Che i servizi offerti all’utenza da parte della sanità laziale siano in sofferenza è un dato ormai certificato e chiaro a tutti.
Questa situazione generalizzata, che non dipende certamente dagli operatori della sanità pubblica: siano essi medici, paramedici, tecnici di laboratorio o semplici lavoratori, è altrettanto certificata.
Da questa esposizione, con la quale tutti o quasi possiamo concordare, andiamo a considerare alcuni accadimenti gravi, che stanno sfuggendo all’attenzione di chi dovrebbe gestire al meglio le problematiche degli operatori del front office, dipendenti che hanno a che fare direttamente con l’utenza.
Per ragioni di carattere sanitario, siamo sempre più spesso testimoni diretti di spiacevoli performance di alcuni cittadini nell’attesa di assicurarsi le prestazioni del CUP dell’ospedale di Terracina.
Tra costoro c’è una sovrabbondanza di novelli sanculotti, che travolti da teutonica efficienza per il sacro diritto alla “fila”: ovvero, affinché questa scorra veloce secondo la personale aspettativa e a dispetto delle difficoltà degli operatori agli sportelli e la complessità delle operazioni da effettuare, si lasciano andare a condotte da denuncia penale.
Questi astiosi sanculotti, compreso che nessuno di chi ne ha la competenza interviene seriamente per ridurli alla ragione, hanno preso l’abitudine ad essere trivialmente oltraggianti, e se non ci fosse il vetro di separazione – forse – anche maneschi nei confronti degli operatori del Cup.
Queste caricature di avariata umanità, prima di insultare il personale che sta facendo il proprio lavoro, dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza e lasciare fuori dalle mura dell’ospedale “Fiorini” la rabbia e le frustrazioni che gli devastano il cervello.
E nel contempo chiedete – gentilmente alle operatrici/operatori del CUP – l’accesso al servizio finalizzato alla decantazione idrosalina della materia grigia (ove è residuale).
Prestazione igienica, nondimeno, straordinaria e gratuita, finalizzata alla riparazione delle sinapsi usurate dalla collera e dall’idrofobia sociale.
Fate dunque un atto di coraggio: vergognatevi e smettetela di offendere chi lavora con dedizione, sacrificio e professionalità.
Lettera firmata.