Il giorno 22 aprile un presidio promosso da Comitati di cittadini provenienti da diversi comuni, non solo della Provincia di Roma ma anche del resto della regione, ha voluto esprimere il suo opposizione alle scelte di Regione Lazio e Città Metropolitana di Roma, le quali puntano decisamente su termovalorizzatori e biodigestori, vale a dire su una politica di gestione dei rifiuti superata e pericolosa.
Mentre la nuova legge sui rifiuti del Lazio promuove l’economia circolare (riciclaggio per la frazione secca e compostaggio per la frazione umida) per un ciclo virtuoso della gestione dei rifiuti, nei fatti le proposte per risolvere l’enorme problema dello smaltimento dei rifiuti di Roma vanno decisamente nella direzione opposta: incenerimento e biodigestione anaerobica con produzione di gas.
Incenerire significa infatti smettere di differenziare in quanto per rendere economicamente conveniente un termovalorizzatore occorrerebbe addirittura importare rifiuti da altre regioni, producendo diossina e residui da combustione. I biodigestori, trattando anaerobicamente la frazione umida in grandi impianti centralizzati, richiedono al loro volta massicci trasporti su gomma di tonnellate di rifiuti organici per produrre metano (altamente clima alterante) e fanghi “digestati” che non si sa come smaltire. La Regione Lazio, con l’assessore alla transizione ecologica Roberta Lombardi in testa,ha approvato una legge che prevedeil riciclaggio al 100%, superando una volta per tutte megadiscariche ed inceneritori.
Peccato che le legge si limiti ad indicare queste scelte virtuose come “enunciato d’intento”, lasciando al privato la scelta su come e dove investire, senza prevedere sufficienti restrizioni. E’ per questo che, esaurite Malagrotta, Cupinoro, Albano-Roncigliano, Roccasecca riparte la ricerca di nuovi territori per le megadiscariche (Fosso Crepacuore di Civitavecchia e la magadiscarica di Magliano Romano) mentre viene approvato dai “tecnici” della Regione Lazio un mega biodigestore a Civitavecchia da 120 mila tonnellate l’anno quando Civitavecchia ed il suo comprensorio ne produce circa 7 mila; a questo si aggiunge la proposta del Sindaco Gualtieri di risolvere il problema dei rifiuti di Roma con un termovalorizzatore.
I cittadini di Roma, Civitavecchia, Velletri, Aprilia, Colleferro e dei Castelli Romani, organizzati in Comitati in difesa dell’ambiente e della salute, chiedono che la legge sui rifiuti del Lazio venga attuata con scelte concrete ed investimenti pubblici, sia nell’impiantistica che nel potenziamento della raccolta differenziata. La guerra in Ucraina ed il problema energetico ad essa connesso sembrano invece riportare in auge politiche di smaltimento dei rifiuti superate ed altamente inquinanti, nell’intento di trasformare i rifiuti in una fonte energetica alternativa al metano russo. Brindano le SpA come AMA ed ACEA e gli imprenditori privati per questo repentino “ritorno al passato” che si traduce in lauti guadagni per le loro tasche. L’urgenza ambientale, climatica e sanitaria sembra cancellata dalle nuove urgenze energetiche. Eppure proprio la guerra dovrebbe imporre un riciclo dei rifiuti ancora più capillare, dalla carta alla plastica, al vetro ai metalli, fino alle terre rare. La situazione geopolitica mondiale segnala l’urgenza di valorizzare la produzione agricola locale, le filiere corte, attuando nuovi modelli di sviluppo. Il PNRR serve esattamente a questo. Rifondazione Comunista si affianca ai comitati dei cittadini in lotta per l’ambiente e la salute e chiede alla Regione Lazio di applicare le buone leggi, che pure approva (ricordiamo anche la Legge di iniziativa popolare n. 5 sull’acqua pubblica) ma che poi lascia in un cassetto o ne fa carta da incenerire.
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Regione Lazio
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