“Affrontare i problemi a colpi di bonus è l’ennesima dimostrazione che la politica regionale è orientata non a risolvere le criticità delle persone affette da disagio psichico ma solamente a fare un’operazione di marketing elettorale. Sul tema della salute mentale, infatti, la giunta Zingaretti è ormai in un ritardo cronico al pari della malattia che si vorrebbe contrastare”. Così in una nota Paola Marchetti e Marco Mampieri, rispettivamente presidente e vice presidente di Fenascop Lazio, associazione nazionale di organizzazioni che dal 1995 si occupano di riabilitazione psichiatrica extraospedaliera.
“Lo stanziamento, pari ad 2,5 milioni di euro, è il bonus che dovrebbe essere erogato a coloro i quali si recheranno presso i centri di salute mentale per intraprendere un percorso terapeutico. Peccato che i servizi da anni siano abbandonati a loro stessi, senza una programmazione e una prospettiva, incapaci di far fronte ai bisogni delle persone prese in carico, a causa di carenza di personale, ormai strutturale. L’unica soluzione intrapresa per la gestione dei pazienti è il ricorso massiccio all’uso dei farmaci senza adeguati percorsi terapeutici e di inserimento sociale”.
“Sul fronte della residenzialità accreditata, le strutture associate a Fenascop lamentano da anni questa mancanza di visione e di progettazione regionale. Le strutture patiscono scelte politiche sbagliate, come la decisione unilaterale di introdurre la compartecipazione socio sanitaria, successivamente annullata dalla giustizia amministrativa, che tanti danni ha prodotto a strutture, pazienti, famiglie e comuni. Articolazioni tariffarie ferme da oltre dieci anni nonostante gli aumenti dei costi del personale, delle materie prime e dei costi legati alla pandemia che le strutture hanno dovuto affrontare da sole, senza aumenti di budget, per tutelare la salute dei pazienti ad esse affidate. Sono le medesime strutture ad aver garantito la tenuta del sistema in questo periodo di pandemia considerato che per diverso tempo i dipartimenti e i centri di salute mentale sono rimasti chiusi a causa del Covid-19”.
“In tutto questo si percepisce l’abissale distanza del decisore politico regionale che sul tema della salute mentale non è in grado di esprimere una visione di sistema che possa essere discussa e magari condivisa con tutti gli interlocutori istituzionali, come la Consulta Regionale, le associazioni di categoria, come Fenascop e le associazioni dei familiari”.
“La questione della salute mentale nella regione Lazio è ormai dimenticata, ferma da più di dieci anni, e non in grado di progettare, R.E.M.S. a parte, percorsi virtuosi che diano la spinta ad un modello terapeutico e socio-riabilitativo in grado di rispondere ai bisogni delle persone e alle esigenze dei tempi. I fortunati, però, potranno vincere un bonus alla lotteria della Regione Lazio”.
CHI SIAMO
FENASCOP (Federazione Nazionale Strutture Comunitarie Psicoterapeutiche)
La Fenascop è un’associazione nazionale di organizzazioni che dal 1995 si occupano di riabilitazione psichiatrica extraospedaliera per adulti e minori. Comprende organizzazioni profit, no profit, associazioni di utenti e familiari. Essendo da tempo presente su tutto il territorio nazionale può dirsi interprete rappresentativo di importanti e qualificate risposte a specifici bisogni di cura, intesa nei termini di terapia, riabilitazione e assistenza.
Le strutture che fanno capo a FENASCOP sono strutture accreditate gestite da organizzazioni di ragione sociale pubblica o privata (sociale o imprenditoriale) che svolgono un servizio pubblico.
Le Comunità Terapeutiche Psichiatriche e socio riabilitative nascono per permettere che i pazienti con disturbi mentali severi abbiano la possibilità di una vita sociale integrata e non da internati, in strutture dove la malattia si cronicizza, o in contesti familiari, che non riescono a sostenere la complessità della situazione, per mancanza di strumenti economici o/e culturali, finendo per aggiungere emarginazione ad emarginazione.
Le comunità terapeutiche psichiatriche e socio riabilitative, dai tempi di Basaglia ad oggi, sono diventate essenziali, ai fini degli interventi clinici/riabilitativi, con risultati importanti e facilmente riscontrabili. Basterebbe osservare il percorso di queste persone che, uscite da interventi di emergenza e ricoveri in cliniche, dopo un periodo di vita in strutture residenziali, sono ritornate a prendersi cura di sé, a vivere socialmente (studio, lavoro, famiglia, amici), a riavere rapporti sani con le famiglie, anche loro parte di un sistema molto fragile e spesso impotente.
Senza queste strutture il sistema sanitario non sarebbe in grado di reggere, scaricando totalmente i malati sulle famiglie, purtroppo, in molti casi, inesistenti o in grossa difficoltà nella gestione di queste delicate situazioni.
La riabilitazione non si può appoggiare soltanto sulla terapia farmacologica, che manterrebbe il paziente stabile ma non integrato nella realtà in cui vive, ma deve basarsi su un percorso personalizzato che tenga conto di tutto quello che ha favorito la patologia, per poter recuperare competenze sociali, con risultati concreti, di “vita vera”.
Le Comunità Terapeutiche Psichiatriche e socio riabilitative, nonostante le immense difficoltà vissute da queste strutture, oberate da regole e meccanismi che hanno poco a che fare con il trattamento terapeutico, asfissiate dalla scarsità di risorse economiche pubbliche, hanno sostenuto, concretamente curato, riabilitato migliaia e migliaia di pazienti, insieme alle loro famiglie, producendo risultati incredibili, con reali cambiamenti di vita.
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