Il 13 marzo sarà sciopero dei medici del Lazio. “Confermiamo la protesta per l’intera giornata di venerdì, contro la Regione che continua a rifiutare il confronto e a ignorare le nostre proteste e le proposte per migliorare la drammatica situazione in cui versa il sistema sanitario regionale“. A comunicarlo, in una nota, Anpo Ascoti Fials Medici, Cimo, Fassid, Fedir Sanità, Fesmed e Ugl Medici. “Il presidente della Regione Nicola Zingaretti e il subcommissario Giovanni Bissoni vanno avanti sulla loro strada, sfornando provvedimenti che a nostro avviso aggravano solamente la sanità laziale, non risolvendo i veri problemi, che noi più volte abbiamo tentato di elencare -spiegano le sigle sindacali- Tra i principali, ricordiamo ancora una volta la situazione dei Pronto Soccorso e dei Dea del Lazio, ormai vergogna nazionale; gli oltre 1000 medici precari che da troppi anni operano assicurando servizi essenziali, senza diritti e in condizioni di autentico sfruttamento; il deficit della sanità regionale, progressivamente ridotto fino al 2012 e tornato a crescere di circa 20 milioni di euro nel 2013; le “case della salute” e le “unità a degenza infermieristica”, che, oltre a sovvertire le competenze professionali, producono solo prestazioni fittizie e demagogia e determinano costi elevatissimi al contribuente; gli ospedali pubblici che vengono progressivamente liquidati con gli atti aziendali per favorire il settore privato e accreditato“. “Solo la politica sembra aver capito, intanto, il grave problema dei Pronto Soccorso, come dimostra il documento del Consiglio regionale del Lazio “Proposte operative miglioramento gestione pronto soccorso” che impegna il presidente e la giunta a svariate azioni tra cui il coinvolgimento costante e proattivo anche dei sindacati, ma la Regione continua a fare “orecchie da mercante” – continuano i medici- I sindacati si scusano con i cittadini per gli inevitabili disagi che deriveranno dalla protesta del 13 marzo, in cui saranno sospese visite, interventi programmabili, esami radiologici, analisi di laboratorio, consulenze psicologiche e prestazioni farmaceutiche, cosi’ come le attivita’ di controllo nei luoghi di vita e di lavoro e la vigilanza relativa alla sicurezza alimentare e nutrizionale nei mercati generali e in tutta la distribuzione, ma arrivati a questo punto non ci resta che portare la protesta pubblicamente in piazza“.