Secondo giorno di seduta del consiglio regionale del Lazio che si è aperto con la notizia della condanna di un neoconsigliere per associazione a delinquere. Non è iniziata nel migliore dei modi l’avventura alla Pisana per Giancarlo Righini, unico eletto di Fratelli d’Italia, che è stato condannato dal Tribunale di Velletri in primo grado per turbativa d’asta. La vicenda risale al 2005 quando Righini era assessore ai Lavori pubblici del comune alle porte di Roma: “Il processo si è concluso in un modo inaccettabile – ha commentato all’ANSA il neoletto – e visto che arriva proprio ora a distanza di otto anni non posso che pensare a una sentenza politica“. E già annuncia che per ora non lascerà la sua poltrona – “Non è al momento prevista questa possibilita” – anche se il suo partito, Fratelli d’Italia, in serata, ha provveduto a sospenderlo dal movimento – “per continuare a dare di FdI l’immagine e la sostanza di un partito al di sopra di ogni sospetto” spiega in una nota il comitato di presidenza. Righini è stato pure interdetto dai pubblici uffici e nel caso dovesse abbandonare il suo seggio alla Pisana a lui dovrebbe subentrare il candidato di Fratelli d’Italia con più preferenze: Fabrizio Ghera, attualmente assessore ai Lavori Pubblici di Roma Capitale.
La notizia del collega condannato ha rimbalzato tra gli scranni del consiglio e subito il Movimento 5 Stelle ha chiesto le sue dimissioni. In nome della trasparenza i consiglieri M5S hanno anche chiesto di verificare il doppio incarico dell’ assessore regionale Fabio Refrigeri (attualmente anche sindaco di Poggio Mirteto, ndr). Poi l’attacco di M5S si è nuovamente spostato sulla mancata loro presenza nell’ufficio di presidenza: “Siamo sette ma non siamo soli – ha ricordato durante il suo primo intervento in aula Davide Barillari – Accanto a noi centinaia di persone sono pronte a far sentire le loro voci. I cittadini sono stanchi di essere considerati solo durante le elezioni. Ora serve trasparenza. Noi siamo qui per aprire porte e finestre e portare aria nuova”. Poi rivolgono uno sguardo anche al futuro e si preoccupano di restare ‘fuori dai giochi’ per quanto riguarda le presidenze delle commissioni – “Ieri Storace si è avvicinato per parlare di commissioni – ha raccontato Barillari parlando nei corridoi della Pisana – Questo é già un modo per fare una trattativa. Non scendiamo a compromessi“. Per poi ammettere “la presidenza di vigilanza e controllo è quella interessante e forse più adatta a noi. Siamo qui per controllare“.
A rispondere al M5S è stato proprio il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che ha preso parola al termine della seduta: “Non c’é stato nessun passo indietro nella strada dell’innovazione e della trasparenza della politica” – ha detto respingendo poi l’accusa di ‘inciucio’ – “Casomai è vero l’opposto. Proprio perché non c’é stato accordo ognuno ha votato i suoi rappresentati nel rispetto dello Statuto“. Poi ilneogovernatore ha rivendicato la sua scelta di una giunta tutta di esterni – “é più competitiva, un investimento per lavorare meglio” – e infine ha ammonito: “La prima grande sfida che dovrà affrontare la politica è come rilegittimare la sua azione. La buona politica non va solo citata durante le campagne elettorali ma va praticata“.
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