venerdì 22 Novembre 2024,

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Regioni: Caldoro, se non si cambia, meglio abolirle

scritto da Redazione
Regioni: Caldoro, se non si cambia, meglio abolirle

Cambiare le Regioni “deve essere tra le priorità del Governo” senza ulteriori rinvii perché “l’attuale formula è insostenibile, meglio sciogliere”. A partire da questo presupposto, il Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, spiega che le Regioni vanno  modificate e che “serve più coraggio per cambiare il Paese”.
In un contesto di crisi che va superato attraverso riforme “non più rinviabili” – scrive Caldoro in un intervento sui quotidiani Il Mattino e Il Messaggero – diventa “opportuno inserire il dibattito sulla riorganizzazione delle funzioni”. Perché se le Regioni sono nate “per dare al Paese una risposta di area vasta senza il peso di responsabilità amministrative, compito già ampiamente diffuso tra Comuni, Province e Stato”, si sono in realtà trasformate “in piccoli Stati”. “Regioni pesanti – afferma – si sono aggiunte a uno Stato pesante”.
Per Caldoro, si è aperta una stagione di riforme, ma “le soluzioni messe in campo, come quelle pensate per le città metropolitane, sono parziali, per alcuni aspetti peggiorative”. “Sono state configurate come una gabbia, in confini amministrativi rigidi”, “somma di problemi e non di soluzioni” con il rischio di “ereditare dalla nascita tutti i difetti delle attuali Regioni e nessun pregio”. Servono “enti di gestione più flessibili, grandi e utili”. “Serve – rimarca – più coraggio per  cambiare il Paese”. Nel passato, ricorda Caldoro, le Regioni “hanno coperto le loro politiche per investimenti e spesa corrente con un aumento progressivo del debito”. E alla fine “il conto” si è presentato sotto forma di “vincoli di bilancio e obblighi Comunitari”. Uno stop improvviso con il quale “si chiede di fermare un treno ad alta velocità’ in 10 metri”. A pagarne le conseguenze sono stati i cittadini perché a “farne le spese sono i servizi resi dalla sanità, alla mobilita, al sociale”.
In passato, in Campania, “il limite annuale dei pagamenti” era tra i 4 e i 5 miliardi di euro. Oggi quel tetto massimo “è di 2,3 miliardi”. “Un salto impossibile – conclude Caldoro – Abbiamo tagliato tutto e di più, dopo 3 anni si continua a farlo ormai più per obbligo che per convinzione”.

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