“Dispiace dover leggere un comunicato del neo sindaco di Sabaudia Gervasi in cui si sostiene che la raccolta dei rifiuti sia tornata alla normalità dopo la crisi creata da Rida Ambiente che ha deciso di bloccare il conferimento. Dispiace perché il sindaco è stato evidentemente male informato”.
Sono queste le prime parole di Fabio Altissimi, patron di Rida, che ha tenuto a ribadire come la scelta, risalente alla fine di giugno, sia stata obbligata. “La Regione Lazio ci ha diffidato sostenendo la produzione di un rifiuto non conforme al conferimento in discarica. Non potevamo certo modificare un processo autorizzato e utilizzato da anni in 24 ore e in attesa di nuovi controlli siamo stati costretti a chiudere i battenti. Ci si stava accusando di produrre un rifiuto potenzialmente pericoloso e inquinante: abbiamo preferito non lavorare e quindi non generare profitto piuttosto che rischiare di ledere le migliaia di cittadini che serviamo. Il tutto pur essendo certi che il nostro lavoro fosse fatto a regola d’arte. E’ stata poi la Provincia a obbligarci a riaprire ma solo per il conferimento dell’indifferenziato e non per l’organico che, come lo stesso sindaco di Sabaudia ha evidenziato, viene ora conferito a Kyklos e Sep. A determinare la nostra inevitabile scelta insomma sono stati dirigenti e direttori della Regione Lazio che fanno parte della giunta Zingaretti non altro”.
A consentire il ripristino dei contratti potrebbero però essere ora il Tar e l’autorità giudiziaria. Lunedì mattina infatti, dopo numerosi solleciti della società e dello stesso tribunale amministrativo, i tecnici Arpa si sono finalmente recati in azienda per analizzare il contenuto della biocella numero tre. “Purtroppo ci hanno avvertito solo sabato sera alle 18.50, arrivando in azienda poco dopo le 11.30 di lunedì e chiudendo i verbali alle 21.40 – spiega Altissimi – quindi non possediamo i dati che oggi avrebbero dovuto essere prodotti in udienza al Tar. Tutto slitta ancora ma continuiamo a confidare nella legge e nei tribunali per ripristinare i contratti in essere con i Comuni clienti che ci hanno assistito e gratificato, anche a mezzo stampa, per il nostro impegno che dura da qualche decennio. Mi auguro quindi che i sindaci che non si sentono condizionati da altre politiche possano presto riprendere i conferimenti all’impianto Rida”.
“Io ho la sensazione – conclude il patron di Rida Ambiente – che a qualcuno non dispiacerebbe fermare la nostra azienda e dirottare i nostri contratti (con l’organico è già avvenuto) su altre aziende. Ora però saranno il Tar e l’autorità giudiziaria a valutare l’esito dei nuovi controlli che, così come abbiamo da subito richiesto, sono stati finalmente disposti. Se Rida ha inquinato per 26 anni è giusto che chiuda, se ha sbagliato è giusto che paghi ma se sta nel giusto allora che ci lascino lavorare, nella speranza che la Regione Lazio rivolga magari altrettanta attenzione anche agli altri impianti attivi nel territorio, in alcuni casi, da più di cinquant’anni. Un dato è certo e credo se ne debba tener conto: visti i nostri costi di conferimento, in sei anni la Rida Ambiente ha fatto risparmiare ai contribuenti 105 milioni di euro”.