“Non siamo abituati a fare richieste a mezzo stampa ma dopo numerose comunicazioni ufficiali cadute nel vuoto, speriamo che in questo modo dalla Regione ci diano le risposte che aspettiamo anche dopo una sentenza del Tar inattuata addirittura dal marzo 2016”. Commenta così l’ennesima lettera inviata alla Regione Lazio dalla Rida Ambiente il patron Fabio Altissimi.
Il motivo del contendere ruota sempre intorno alla lavorazione dei rifiuti raccolti su Roma Capitale da Ama s.p.a.. Come annunciato il 4 ottobre scorso Rida Ambiente ha dovuto chiudere le porte a questi rifiuti a causa della mancanza di impianti dove conferire il Css e i residui di lavorazione prodotti dallo stabilimento di Aprilia. Una condizione non nuova e che vede la Regione immobile nonostante la sentenza del Tar del Lazio che ha condannato l’ente a individuare “entro il termine di 180 giorni dal deposito della sentenza, la rete integrata e adeguata di impianti in ambito regionale, tra cui le discariche per lo smaltimento dei rifiuti speciali del trattamento dei rifiuti urbani, con messa a disposizione della relativa capacità di smaltimento agli operatori laziali interessati in condizioni di parità e non discriminazione nonché di compatibilità economica con la vigente disciplina regionale tariffaria e con i valori indicati in tal senso dal vigente Piano regionale dei rifiuti”.
“Tutto questo non è mai avvenuto – prosegue Altissimi – ma noi auspichiamo ancora che intervengano al più presto gli organi competenti o quelli di controllo a risolvere una situazione paradossale. Certo preoccupano le parole dell’assessore regionale Buschini, che in una riunione con i sindaci dell’area di Bracciano avrebbe sottolineato, così come riportato dal quotidiano on line Roma Today, la sua intenzione di voler convertire gli impianti Tmb da impianti per la raccolta di rifiuti finalizzati al recupero energetico a impianti per il recupero di materia, in sostanza inserendoli nel sistema della raccolta differenziata. Più che una logica politica ci sembra un ostacolo ad imprenditori che già versano in gravi difficoltà vessati da scelte politiche che, è sotto gli occhi di tutti, non hanno prodotto un ciclo dei rifiuti stabile e soprattutto chiuso all’interno dei propri bacini di competenza. Vorremmo ricordare all’assessore che il 55% della raccolta differenziata si trasforma in rifiuto speciale e che un articolo de Il Sole 24 Ore, quindi non Rida Ambiente, ha ricordato come gli impianti di termovalorizzazione non siano incentivati a raccogliere questi rifiuti speciali. Se chiudessero tutti i Tmb quindi dove andrebbero questi scarti? In discarica? Cosa farne poi dei materiali non riciclabili? Infine – conclude Altissimi – se discariche nuove non vengono autorizzate dove si conferirà questa mole di materiale che, nel frattempo, aumenterà a dismisura rispetto a quella prodotta oggi? Certo la delibera 199/2016 sull’ampliamento degli invasi esistenti è pronta per l’approvazione ma quegli invasi prima o poi si riempiranno. Invasi per la cui post gestione, lo ha confermato lo stesso assessore, non ci sarebbero peraltro più fondi, nonostante fideiussioni milionarie che avrebbero dovuto presentare i gestori. Invasi insomma che rimangono lì, zeppi di rifiuti e non trattati come dovrebbero una volta riempiti”.
Un’azione bifasica e a prima vista contradittoria quella della Regione, che da una parte ispeziona e diffida con celerità gli impianti di trattamento e recupero e dall’altra però non chiede lumi sulla mancanza di fondi per la post gestione ai gestori di discariche che hanno incamerato (rifiuti e denari) per decenni. Mancanza di fondi che oltre a non venire esaminata, appare di fatto premiata con un aumento delle volumetrie.