Rida Ambiente, dopo l’ordinanza n.75 del 17/06/2017 firmata dal presidente della Provincia Elelonora Della Penna riaprirà i battenti e permetterà quindi la ricezione dei rifiuti a partire da domani, lunedì 19 giugno.
“Non si tratta di un nostro passo indietro, semplicemente stiamo rispettando un ordine ma la nostra battaglia legale non finisce qui e sin da ora mi duole ammettere che non possiamo garantire sul processo di smaltimento di rifiuti” sono le prime parole dell’amministratore di Rida Ambiente Fabio Altissimi
Il contesto in cui è maturata l’ordinanza provinciale è infatti complesso e deve essere chiarito. Occorre partire dalla diffida della Regione Lazio nella nota prot 307303/2017 che diffida la Rida Ambiente nel ricevere il codice Cer 200108, ossia rifiuti biodegradabili di cucine e mense, in gergo tecnico “frazione organica non nobile ossia non priva di polimeri e/o altri inquinanti”. La stessa diffida è ripresa nell’ordinanza della Provincia che obbliga alla riapertura dei cancelli vietando però di ricevere quel tipo di rifiuto.
“Facciamo una premessa – prosegue Altissimi – Se Rida non riceverà il Cer 200108 quei rifiuti, che esistono, dove andranno a finire? Al massimo potranno essere destinati allo smaltimento nelle discariche autorizzate in deroga al parametro Doc in violazione della gerarchia europea dei rifiuti oppure, cosa che appare assurda anche solo a pensarla, potranno essere utilizzati per produrre compost, una procedura non conforme e inquinante per suoli e falde”.
Ma c’è di più: quel tipo di rifiuto è essenziale alla Rida per produrre secondo il processo già autorizzato con la modifica non sostanziale del 2012 e con l’A.I.A. del 2014. Al fine del normale processo di trattamento, infatti, il Cer 200301 deve essere miscelato con un appropriata quantità di quel rifiuto Cer 200108 (quello vietato dall’ordinanza) che fornisce la quantità di carbonio necessaria a innescare il processo di igienizzazione e asciugatura del rifiuto.………………………………………………………………………………………………………
“L’ordinanza non tiene conto di tutto ciò e pertanto non è chiaro, a noi e presumibilmente anche a chi ha firmato l’ordinanza, se vista la grave alterazione del normale procedimento di trattamento sarà possibile produrre un rifiuto trattato conforme ai valori limite di legge” spiega ancora Altissimi.
Per questo la Rida, fino all’eventuale intervento di provvedimenti della magistratura competente, si sente obbligata a dare esecuzione all’ordinanza ma nello stesso tempo rimanda proprio alla Provincia ogni qualsivoglia responsabilità penale, civile, amministrativa, erariale, ambientale e sanitaria che dovesse derivare dalla produzione di un rifiuto non conforme ai limite di legge, in solido con gli organi regionali, con i comuni conferenti e con ogni altro soggetto pubblico o privato che, pur edotto della eccepita illegittimità, si dovesse avvalere degli effetti dell’ordinanza.
Oltre al dato tecnico c’è poi da rilevare un vizio di legittimità ma anche di opportunità politica. “Quello che ha fatto la Regione è un illecito – sostiene l’amministratore di Rida – e lo dimostra il fatto che Zingaretti non abbia voluto firmare l’ordinanza e come a sopperire a ciò sia arrivata la presidente della Provincia”.
L’ordinanza, per Rida Ambiente, è infinte contestabile in più punti. Innanzitutto l’organo competente alla sua emissione avrebbe dovuto essere il presidente della giunta regionale, che però dopo la diffida non pare essere più intervenuto sul tema. Ci sarebbero poi state altre alternative per evitare il blocco della raccolta dei rifiuti non prese in considerazione: ad esempio sul territorio provinciale è attivo l’impianto della Csa presso cui normalmente conferiscono già diversi comuni dell’Ato Latina. Manca infine, nell’ordinanza, qualsivoglia parere tecnico e sanitario sulle conseguenze ambientali e sanitarie della modifica sostanziale del processo di trattamento.
“Insomma la Regione prima ha sentenziato una produzione non conforme dei nostri impianti basandosi su dati sbagliati e una normativa non aggiornata, poi però, al nostro auto-tutelarci, se ne è lavata le mani facendo rispondere un organo sottoposto e nemmeno totalmente competente in materia che ha cercato così di risolvere, non sappiamo quanto pienamente consapevole, un problema creato da altri” ha concluso Fabio Altissimi