Quello che stava accadendo in Regione Lazio lo avevamo raccontato bene ai cittadini della Provincia di Latina prima, durante e dopo l’approvazione della delibera di Consiglio regionale: una vera e propria ciofeca chiamata Piano Rifiuti.
Lo avevamo spiegato benissimo nelle sedi deputate e ai cittadini che quel piano, così com’era stato pensato, non poteva sanare e avviare nessun percorso virtuoso per la soluzione dell’intero ciclo dei rifiuti del Lazio e per il territorio pontino.
Come avevamo compreso bene nei due anni e mezzo del nostro impegno in Regione Lazio, che le rappresentanze politiche presenti in Consiglio provenienti dalle province, nulla avrebbero potuto determinare in loro favore per lo strapotere della maggioranza dei consiglieri romani e soprattutto delle lobby romane, che da sempre fanno affari di platino con la raccolta e lo smaltimento della monnezza.
Lo avevamo compreso talmente bene che, forse ingenuamente e dietro anche la giusta sollecitazione del presidente della Provincia di Latina, avevamo presentato una marea di emendamenti migliorativi al testo, con l’intento di ottimizzarlo.
Ma, evidentemente, parlavano ad un muro di gomma politico che tutto aveva già deciso e che non lasciava spazio di manovra né alle minoranze consiliari e neanche alle virtuose proposte che giungevano dai consiglieri del PDL, in maggioranza con la Polverini.
Tanto è vero che il testo completo del provvedimento (cinquecento pagine) ci fu presentato a poche ore dalla discussione in aula.
Era un monumentale lavoro che però poggiava i suoi fragili architravi su un’impalcatura che aveva la pretesa di fissare al 65% la soglia minima di raccolta differenziata dal 2012 e fino al 2017; che all’interno degli Ato si prevede organizzati a tamburo battente i servizi di raccolta dei rifiuti urbani e assimilati; garantita l’autosufficienza degli impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) e di quelli di smaltimento di rifiuti urbani (discariche) e in caso di carenze.
Un documento che non indicava direttamente le aree idonee (e quelle non idonee) ad ospitare gli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti.
Termovalorizzatori e gassificatori dovranno invece essere autosufficienti su base regionale, mentre i tempi per la realizzazione degli impianti necessari a completare la dotazione a livello regionale erano stati stimati in 3 anni per quelli di TMB, 5 per quelli di trattamento termico e 3 per quelli di compostaggio.
Un’illusoria panacea perchè all’orizzonte l’emergenza rifiuti a Roma si stava drammaticamente materializzando, senza che il presidente della provincia di Roma Zingaretti, candidato PD al governatorato della regione, adottasse una qualsiasi decisione per impedirla.
Oggi il ministro tecnico Clini ci ha proposto per la soluzione dei problemi di smaltimento della monnezza romana un decreto che ci indigna fortemente, e che ci fa gridare vendetta per come i poteri romani a tutti i livelli di responsabilità continuano a trattare i popoli delle province.
Un decreto che non sta passando sotto silenzio e per ora la legittima protesta istituzionale è stata convogliata all’interno di un documento della Provincia di Latina, che contiene le firme dell’intero Consiglio, dei sindaci dei Comuni pontini e soprattutto conferisce al presidente Cusani la possibilità di costituirsi in tutte le sedi deputate contro l’iniquo provvedimento del Ministro.
Il rammarico che posso ancora esprimere a distanza di tempo, rispetto all’approvazione del Piano Rifiuti regionale, è la sufficienza e l’ignavia posta dalla maggioranza agli emendamenti presentati: se solo li avesse letti con attenzione avrebbe compreso che erano mutuati dal Piano dei Rifiuti della Provincia di Latina.
Un Piano approvato all’unanimità dal Consiglio provinciale in grado di mallevare i suoi 550mila abitanti dall’emergenza rifiuti, che oggi è arrivata nell’area romana e domani invaderà, se il decreto Clini non verrà cancellato, in ogni Comune piccolo o grande delle province laziali.
Indicazioni che potevano essere utili anche per risolvere una parte sostanziale delle problematiche della raccolta e smaltimento dei rifiuti di Roma e della sua area metropolitana.
On. Gina Cetrone