“La provincia di Latina è un punto nevralgico del business dei rifiuti. Le dichiarazioni recenti del pentito Schiavone hanno potuto smentire quanti dichiaravano che le mafie in questo territorio non esistono“. Esordisce così Marco Omizzolo, di Legambiente Latina, nell’incontro con la stampa che si è tenuto oggi nel capoluogo sul tema delle Ecomafie al quale hanno partecipato anche Rossella Muroni, direttrice Legambiente, Peppe Ruggero e Fabrizio Marras di Libera, Cristiana Avenali, consigliere della Regione Lazio, e Valentina Romoli, vice presidente di Legambiente Lazio.
Latina, secondo Legambiente è la provincia del Lazio con il litorale più esteso e ricco di zone a tutela ambientale, ma anche la provincia preferita dagli ecomafiosi. “Qui – spiegano da Legambiente – tra Latina, Sabaudia e San Felice Circeo, le cosche mafiose sono ormai ben radicate e strutturate sul territorio e da anni concentrano i loro affari d’oro legati al ciclo illegale del cemento, dei rifiuti e delle agromafie, causando gravi conseguenze all’ambiente e alla salute dei cittadini. Una situazione allarmante confermata anche dall’ultimo Rapporto Ecomafia 2013 di Legambiente, secondo il quale la provincia di Latina si colloca al 9 posto nella classifica delle province italiane per reati ambientali“.
Le infrazioni accertate nel capoluogo pontino nel 2012 sono state 744, il 2,2% del totale nazionale. A questi dati si aggiunge la vicenda legata alla discarica di Borgo Montello anche alla luce delle dichiarazioni desecretate del boss Carmine Schiavone sui veleni e le scorie del clan dei casalesi. Nel Lazio, nel 2012 sono state accertate 2.800 infrazioni, ossia l’8,2% del totale nazionale, pari a 7,7 illegalità al giorno, con un aumento di 463 infrazioni accertate rispetto al 2011.