Capire come abbia fatto Manlio Cerroni a monopolizzare per trent’anni la raccolta dei rifiuti a Roma e nel Lazio: é l’obiettivo chiave dell’inchiesta della procura della capitale che ieri ha portato agli arresti domiciliari il patron della megadiscarica di Malagrotta e altre sei persone. I carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) ritengono di aver ricostruito una rete di relazioni improprie tra la galassia imprenditoriale di Cerroni e gli Enti locali, ma resta da approfondire un possibile ‘terzo livello’. Si tratta dei rapporti politici e istituzionali che l’avvocato 87/enne avrebbe avuto, a cui si accenna soltanto nell’ordinanza d’arresto. Le conoscenze che avrebbero permesso “il mantenimento o l’ampliamento della posizione di sostanziale monopolio” nel settore rifiuti, si legge nell’ordinanza d’arresto.
La prossima settimana ci sarà l’interrogatorio di garanzia di Cerroni e a seguire quello di Bruno Landi, presidente di Federlazio (piccole e medie imprese) Ambiente, considerato il trait d’union tra le aziende del gruppo e le amministrazioni pubbliche. Quindi sfileranno davanti al Gip Luca Fegatelli, l’ex direttore Area rifiuti Regione Lazio, il manager Francesco Rando, l’imprenditore Piero Giovi (vicinissimo a Cerroni), inoltre Raniero De Filippis, ex dirigente della Regione, e Pino Sicignano, direttore della discarica di Albano Laziale. Tra le figure più importanti dell’inchiesta figurano Landi e Fegatelli. Il primo, responsabile di varie società di Cerroni, aveva una certa discrezionalità e tesseva la rete dei rapporti. “Bisogna che diamo sviluppo alle recenti intese“, dice Landi in una telefonata intercettata del maggio 2011 all’allora capo segreteria dell’assessore ai Rifiuti, Romano Giovannetti. Che in un’altra conversazione dirà: “Tu m’hai dato il compitino, io ho cercato di eseguirlo“. Fegatelli, invece, per anni ‘dominus’ dell’area rifiuti alla Regione, prima formalmente e poi di fatto, sarebbe stato il referente in Regione della presunta associazione a delinquere. Il suo ruolo sembra destinato ad assumere sempre più rilevanza nell’indagine. Al dirigente sono stati sequestrati computer e altri apparecchi elettronici. In una conversazione intercettata con De Filippis, Fegatelli nell’ottobre 2008 parla di un’ordinanza per il termovalorizzatore di Albano che sarà poi firmata dal governatore Piero Marrazzo, ritenuta illegittima perché i poteri di quest’ultimo come commissario erano scaduti. Un altro aspetto da approfondire sono le presunte ‘pressioni’ che il ‘gruppo Cerroni’ avrebbe fatto nel 2012 sul prefetto Giuseppe Pecoraro, commissario ai rifiuti, per impedire la scelta di Corcolle come sito per una nuova discarica. A questo scopo sarebbero stati anche sostenuti i comitati di cittadini. Più in generale Cerroni avrebbe fatto donazioni a fondazioni come quella per Sviluppo sostenibile di Edo Ronchi, che ha però negato qualsiasi favoritismo nei confronti dell’avvocato. Sul fronte politico, il gruppo M5S in Consiglio regionale ha chiesto una verifica delle autorizzazioni concesse alle aziende di Cerroni dalla Regione e da altri Enti. E di prendere in considerazione l’ipotesi di sospenderle o revocarle.