Riduzione drastica del numero dei parlamentari, istituzione del Senato Federale, nuovo slancio e rafforzamento della Conferenza Stato-Regioni, riflessione e dibattito sull’abolizione delle Province. Saranno questi, molto probabilmente, gli argomenti al centro del seminario di approfondimento che la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome svolgerà giovedì prossimo, 23 maggio, presso la sede della Conferenza, in via Parigi 11 a Roma. Il tema è appunto quello delle riforme istituzionali per affrontare in modo sistematico le questioni legate alla riforma della parte II della Costituzione e all’assetto della governance locale, anche in vista del dibattito che si aprirà in Parlamento e dell’incontro del prossimo 27 maggio dei governatori con il presidente del Consiglio dei ministri, Letta. Il seminario, riservato ai soli presidenti o assessori delegati, avrà come base le posizioni consolidate della Conferenza; la relazione introduttiva al dibattito sarà tenuta dal presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi Nell’ultimo documento approvato dai governatori sul tema (che risale tuttavia al marzo 2011) e dal quale partirà la discussione, si sostiene la necessità di istituire il Senato federale e di realizzare un federalismo fiscale compiuto, “basato su responsabilità e autonomia, coerente e strettamente connesso ai poteri legislativi regionali“. In particolare, i presidente delle Regioni sottolineano come l’istituzione del Senato federale debba essere “uno degli obiettivi principali” e che i governatori vi debbano essere presenti “quali membri di pieno diritto”. Confermano poi la convinzione che la migliore soluzione sia quella prevista dal modello tedesco, che consentirebbe l’introduzione del vincolo di mandato per i suoi componenti, “presupposto essenziale per l’effettiva rappresentanza dei territori”. Nel documento si sottolinea inoltre come i presidenti delle Regioni siano favorevoli “a iniziative volte a ridurre drasticamente il numero dei parlamentari”. La creazione del Senato delle Regioni non dovrà comunque comportare il venire meno del ruolo della Conferenza Stato-Regioni che anzi, secondo i governatori, dovrà avere nuovo slancio e dovrà costituire “il luogo privilegiato del raccordo intergovernativo“. Resta poi da definire la posizione delle Regioni in merito al dibattito sull’abolizione delle Province, posizione che non è univoca: basti pensare che, solo nei mesi scorsi, otto Regioni – Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania, Molise e Sardegna – hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto Salva Italia del 4 dicembre scorso che, all’articolo 23, aveva introdotto una serie di norme che hanno ‘svuotato’ di fatto le competenze delle Province, e modificato il sistema elettorale delle Province stesse.