Con il corso di II Livello “Il geologo professionista nelle attività di protezione civile”, svoltosi a Roma il 19-20 giugno scorsi, si è concluso il percorso formativo degli iscritti all’Ordine dei Geologi del Lazio, che hanno manifestato l’interesse a far parte del Gruppo di Protezione Civile. L’iniziativa rientra nel piano di prevenzione nazionale, promosso dal Consiglio Nazionale dei Geologi in accordo con il Dipartimento di Protezione Civile. I geologi così formati potranno adesso esser chiamati a supporto nelle emergenze sismiche e idrogeologiche, nelle strutture di protezione civile, nella redazione dei piani di emergenza e nella messa in atto di adeguate misure: per un’efficace azione nel campo della previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi geologici. “Si è trattato – spiega il coordinatore della Commissione di protezione civile dell’Ordine dei Geologi, Marina Fabbri – di un rilevante appuntamento, che vuole far sì che anche i geologi professionisti possano portare la loro esperienza nel complesso sistema di protezione civile, sia in prevenzione che in emergenza. L’auspicio adesso – continua il vicepresidente Fabbri – è che si possa giungere all’istituzione di Presidi territoriali idrogeologici, intesi quale supporto tecnico alle autorità di protezione civile, in relazione all’assunzione delle decisioni dirette ad assicurare la tutela della popolazione esposta al rischio”.
Un maggior coinvolgimento dei geologi, infatti, consentirebbe una più attenta ed efficace pianificazione territoriale e, quindi, una possibile riduzione degli effetti degli episodi calamitosi che affliggono il nostro Paese, in particolare la Capitale già colpita quest’anno da intense piogge: “Basti pensare – evidenzia il segretario dell’Ordine dei Geologi del Lazio, Tiziana Guida – che i 67,4 mm registrati in mezz’ora il 15 giugno nella stazione di Falcognana sull’Ardeatina (dato in fase di validazione dal Centro Funzionale della Regione Lazio, ndr), costituiscono la precipitazione più intensa mai registrata nell’area romana, superando i 64 mm caduti in 30 minuti a Roma il 27 agosto ‘53”. In questi giorni inoltre in diverse stazioni dell’area urbana capitolina sono state osservate precipitazioni critiche con oltre 40 mm in mezz’ora e più di 60 mm in un’ora. “Con tali quantitativi di pioggia – aggiunge Guida – la rete di drenaggio urbano non consentirebbe di smaltire la portata di acqua caduta in un così breve intervallo di tempo, neanche se fosse tenuta in perfetta efficienza. Occorre quindi studiare una soluzione alternativa di emergenza, che tenga conto delle caratteristiche del territorio, e che potrebbe essere, ad esempio, quella di “sacrificare” un’area in cui far defluire l’acqua in eccesso, dove questa non procurerebbe eccessivi danni”.
In questo contesto è necessario partire da conoscenze scientifiche aggiornate e affidabili, sapere quali siano le aree critiche e in dissesto, e apprendere nello specifico l’efficienza della rete di smaltimento delle acque superficiali. “Numeri e dati che a Roma e nel Lazio, scarseggiano – afferma ancora Marina Fabbri -. Nella direzione della conoscenza, a giugno 2013 la Protezione Civile di Roma Capitale, nell’ambito della convenzione sottoscritta con noi nel luglio 2011, ha istituito un Gruppo di Lavoro, di concerto con l’Ordine Geologi Lazio, Servizio Geologico d’Italia dell’Istituto Superiore per la Ricerca e Protezione Ambientale (ISPRA) e Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica di Roma Capitale, finalizzato alla definizione di una banca dati territoriale dei fenomeni franosi, condivisa e aggiornata dai partecipanti”. In tale quadro, partendo dalle segnalazioni presenti dal database ISPRA – ‘Inventario dei fenomeni franosi nel territorio di Roma Capitale’ – a cui sono state aggiunte segnalazioni provenienti dagli archivi della Protezione Civile capitolina e dalla Carta di pericolosità e vulnerabilità geologica del territorio comunale, (tavola 5 del Piano Regolatore Generale di Roma Capitale) sono stati svolti sopralluoghi mirati in aree ubicate nei Municipi I, II, XII, XIII, XIV e XV. “Purtroppo di recente – concludono i Geologi – la Giunta regionale ha dimostrato di voler andare esattamente nella direzione opposta, sopprimendo l’ufficio geologico e sismico regionale che al contrario necessitava di potenziamento al fine di dare un impulso all’individuazione dei rischi naturali che caratterizzano il nostro territorio ed alla prevenzione”.