Nessuno può mettere in discussione il mio pluriennale impegno sui diritti civili, il mio lavoro per aprire la prima casa rifugio Lgbtq+ d’Italia a Roma e la volontà di sostenere temi fondamentali e sensibili che nulla hanno a che vedere con la pratica dell’utero in affitto. Pratica che divide e spacca le coscienze e che, personalmente anche per esperienze dirette seguite da vicino, ritengo una forma di schiavitù e un grave sfruttamento del corpo della donna, in particolare nei paesi più poveri.
La Regione Lazio ha dovuto revocare il patrocinio alla manifestazione denominata “Roma Pride 2023” solo e soltanto per le palesi violazioni delle condizioni esplicitamente richieste agli organizzatori nel momento della concessione del patrocinio (che era stato accordato con le migliori intenzioni e in buona fede) e dunque anche del rispetto dovuto alle diverse sensibilità dei cittadini sull’utero in affitto.
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