“Fuori di testa. Il sindaco macchietta di Roma scapoccia; nel senso che perde la testa, ‘a capa, sragiona, è al delirio totale. Ieri Ignazio Marino è arrivato a dare dato numeri considerevoli, minacciando di bloccare la città da domenica se lo Stato non da’ a Roma “soldi dei romani”. Palazzo Chigi lo cazzia e lo rassicura, ma il problema è ormai persistente”. Lo scrive stamane il Segretario Nazionale de La Destra, Francesco Storace, sul sito del partito e sull’editoriale de Il Giornale d’Italia. “Se l’è presa per il cosiddetto decreto salva-Roma, abbandonato al suo destino prima dal governo Letta, ora da quello di Renzi, entrambi incapaci di superare l’ostruzionismo parlamentare. La città eterna verso il default, dicono. Marino, arrivato in Campidoglio a giugno, ci ha messo molti mesi per approvare il bilancio dello stesso anno, il 2013. Ora Roma non ha ancora approvato il documento finanziario per il 2014 e lui cerca soldi ovunque può. E’ un vizio dei sindaci. In realtà il primo cittadino della capitale da’ l’idea di non saper governare, e su questo basterebbe raccogliere le opinioni dei consiglieri e dei dirigenti del suo stesso partito. Per questo si traveste da Masaniello. Ma appare ridicolo. Se ha deciso di dimettersi, lo faccia subito, risparmiando alla città anche l’onta del commissariamento. Altrimenti, spieghi come intende adempiere al suo mandato conservando uno stile istituzionale. Marino, come sindaco di Roma, ha su di se’ gli occhi del mondo e non può davvero permettersi di imitare la strafottenza del premier. Chi gli si contrappone, ha ovviamente pochi argomenti, essendo riuscito a fare danni come lui. Spero che tutti, se si dovesse andare a votare, comprendano che ne’ centrosinistra ne’ centrodestra, con le liste dei partiti, sono credibili nel promettere soluzione ai problemi di Roma. Il rischio è che ci scodellìno un campioncino della covata di Beppe Grillo, che magari comincerebbe a togliersi lo sfizio di espellere pure consiglieri comunali uno dopo l’altro. Roma ha bisogno di liberarsi dalla cappa di un potere asfissiante e lo può fare con le persone più che con i partiti. Si faccia avanti chi vuole lavorare solo per la Capitale senza pensare a che cosa fare da grande, un pensiero fisso che e’ stato la rovina della città. L’ambizione politica dei sindaci ha cancellato la speranza di cambiamento. Tempo fa ci provo’ fuori dai giochi Alfio Marchini, ma non gli andò bene perché anche lui sembrava voler correre una partita interna ad uno schieramento, anziché rivolgersi a tutti. Ci vogliono personalità generose con la città più bella del mondo; ci vogliono partiti meno egoisti nel pretendere quote di potere; ci vuole una comunità pronta a lottare per sollecitare la restituzione di quanti le spetta; e ci vuole una riforma che dia a Roma un potere vero: fare leggi per se’. Perché se deve aspettare lo Stato o la Regione, campa cavallo. In fondo, il problema e’ sempre questo, la governance della città. Ma se tutto si ammanta ancora di colori politici, la questione Capitale resta irrisolta. Ci vogliono colori senza politica, politici senza colori. E soprattutto più capocce che capoccioni. Altrimenti scapocciano….”