“Espressioni forti“, che hanno rappresentato Giorgio Napolitano “in termini spregiativi, denigratori e gratuiti la personalità sia morale che politica del Presidente della Repubblica“, dimostrando, quindi, “un palese disprezzo verso l’Istituzione che il Capo dello Stato rappresenta“. E’ uno dei passaggi delle motivazioni alla sentenza con la quale il giudice del tribunale di Roma ha condannato a sei mesi di reclusione, lo scorso 21 novembre, il consigliere regionale Francesco Storace, accusato di vilipendio al capo dello Stato. La vicenda risale all’ottobre del 2007, quando l’allora senatrice Rita Levi Montalcini contribuì con il suo voto a evitare la caduta del Governo Prodi, attirando le critiche di alcuni redattori sul blog dello stesso Storace. Un attacco che, pochi giorni dopo, sarebbe stato poi stigmatizzato dal presidente della Repubblica, che lo definì “indegno“, suscitando la reazione di Storace. Il senatore, in quella circostanza si riferì a Napolitano attribuendogli “una disdicevole storia personale, una nepotistica condizione familiare, una evidente faziosità istituzionale e una indegnità di ricoprire una carica usurpata a maggioranza“. Gli avvocati difensori di Storace Bruno Giosuè Naso e Romolo Reboa, presenteranno appello contro la sentenza di condanna emessa dal giudice.